DI RAFFAELE VESCERA
Il sud si spopola.
La diminuzione delle nascite e il progredire della speranza di vita hanno portato l’Italia tra i paesi europei più anziani.
Le migrazioni interne e internazionali hanno ampliato gli squilibri demografici Sud-Nord.
Se da un lato, le comunità immigrate si concentrano prevalentemente nel Settentrione “ringiovanendo” una popolazione sempre più anziana; dall’altro, il Mezzogiorno continua a perdere popolazione, soprattutto giovani qualificati. Il rapporto evidenzia “il gelo demografico nazionale e lo spopolamento del Sud”.
Dal 2002 al 2021 hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 2,5 milioni di persone, in prevalenza verso il Centro-Nord (81%). Al netto dei rientri, il Mezzogiorno ha perso 1,1 milioni di residenti.
Le migrazioni verso il Centro-Nord hanno interessato soprattutto i più giovani: tra il 2002 e il 2021 il Mezzogiorno ha subito un deflusso netto di 808 mila under 35, di cui 263 mila laureati. Le previsioni sono ancor più drammatiche. Si stima che nel 2080 circa 8 milioni di meridionali saranno andati via dalla propria terra, significa che il Mezzogiorno perderà il 51 per cento dei giovani, cioè la metà della popolazione attiva e da lavoro qualificato. In pratica diventerà l’area più vecchia del Paese.
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