KHAN YUNIS

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Pochi minuti fa sono riuscito a mettermi in contatto con Tarek.
Solo il tempo di scambiare due parole poi le connessioni si sono nuovamente interrotte, ma due parole che per un padre con un figlio in guerra, hanno un peso enorme.
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Sta bene nonostante sia nel nuovo fronte dei combattimenti aperto da Israele nel sud della Striscia.
Non ha nessuna intenzione di lasciare il suo posto e, conoscendolo, non avevo dubbi in proposito.
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Quello che NON voglio é che questa orrenda guerra venga scritta (e letta) su questa pagina come un “fatto personale”.
E’ in atto uno scontro tra la barbarie dei terroristi ebrei e l’Umanità, tra un Popolo martire ed uno criminale, una guerra di NOI contro loro, indipendente dal disprezzo che io posso provare nei confronti di questi nuovi nazisti assetati di “vendetta”.
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Khan Yunis é solo la prossima città che sarà rasa al suolo.
Gli ebrei hanno lanciato volantini in cui invitano tutti gli abitanti a lasciare immediatamente le loro case e a dirigersi verso un ulteriore sud.
Poi inizieranno nuovamente a bombardare per renderla un cumulo di macerie.
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Anche i Campi d’Accoglienza dovranno essere sgomberati in poche ore e questo non é tecnicamente possibile.
Ci sono al momento circa 400 mila Profughi in zona e spingerli verso altre strutture d’accoglienza, oltre Rafah, é un’impresa disperata.
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Parlo di Uomini, Donne e Bambini NON di guerriglieri.
Parlo di feriti, di Persone mutilate dalle granate, di Persone inermi davanti alla ferocia di questa feccia umana.
Parlo di chi non ha più nulla se non un flebile respiro.
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Il boia di Tel Aviv ha promesso di sterminare un Popolo e di cancellare la parola Palestina dal vocabolario ebreo.
Ha scritto la parola fine al bizzarro sogno dei “due stati” per realizzarne solo uno, costruito sulle macerie e sui corpi sepolti sotto i muri crollati.
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Uno stato che dovrà SEMPRE guardarsi le spalle e tutti loro, in ogni angolo del pianeta, dovranno vivere con la paura d’essere un bersaglio.
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Come vivono oggi tutti i Palestinesi.