DI CLAUDIO KHALED SER
La foto-propaganda israeliana sulla cattura di oltre cento “miliziani palestinesi” incatenati in mutande in favore di telecamere, é solo l’ultima trovata dell’esercito sionista per vantare risultati inesistenti.
Oltre 60 di loro sono già stati liberati, gli altri, una quarantina circa, trasferiti in galera “per accertamenti”.
Khan Yunis é accerchiata dai carri armati mentre i caccia israeliani continuano i bombardamenti sulla parte est della città.
Cercano di snidare i presunti capi delle Brigate, Sinwar, Muhammed Deif e Marwan Issa, che ovviamente non si trovano da quelle parti, ma in altri luoghi protetti da dove continuano a dirigere, da oltre 60 giorni, la resistenza palestinese contro gli usurpatori.
I prigionieri civili israeliani, circa 140, sono tuttora detenuti dalle Brigate, anche se é logico supporre che molti di loro siano morti nei bombardamenti “amici” che radono al suolo ogni casa per snidare i “terroristi”.
La Striscia di Gaza é ormai oltre il collasso.
Migliaia di Persone, sfollate dal nord, hanno cercato riparo verso i confini egiziani nelle strutture dell’Unrwa.
Ma non c’é cibo, non c’é acqua, non ci sono medicinali. Impossibile aiutarli tutti.
Ogni giorno decine di morti vengono frettolosamente sepolti fuori dai Campi, ogni giorno ne arrivano altri stremati, feriti, disperati.
Una carneficina che lascia senza parole, soprattutto chi invece dovrebbe usarle per porre fine alla catastrofe umanitaria che si sta consumando.
Gli americani, complici di questi massacri, hanno posto il veto su ogni risoluzione di condanna dell’Onu e sulla richiesta di un “cessate il fuoco”.
E intanto si avvicina il “Natale” di colui che predicava amore e comprensione.
L’hanno messo in croce.