DI ANTONELLO TOMANELLI
Mentre quello zombie politico di Joe Biden tenta disperatamente di raccattare le briciole per mandarle a Kiev, il Consiglio Europeo accelera il procedimento di adesione dell’Ucraina alla UE. Il motivo è nell’art. 42, comma 7°, del TUE (Trattato sull’Unione Europea): «Qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite».
E l’art. 51 della Carta ONU consente «l’autotutela individuale e collettiva nel caso abbia luogo un attacco armato contro un membro delle Nazionil’a Unite», ma soltanto «fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale».
In sostanza, uno o più Stati possono soccorrere militarmente uno Stato aggredito. Però soltanto nei casi urgenti, quando cioè non si può aspettare nemmeno un’ora di più, dato che il Consiglio di Sicurezza ci mette sempre qualche giorno per riunirsi e deliberare. Ma che urgenza potrebbe scorgersi in Ucraina, se sono quasi due anni che la Russia l’ha invasa e saranno ancora di più quando Kiev entrerà ufficialmente nella UE?
Ormai appaiono comici i frettolosi sforzi di farvi entrare un paese scombinato come l’Ucraina. In pratica, stanno ammettendo che deve entrarci non per meriti, che non si troverebbero manco a cercarli col microscopio, ma per avere la scusa di intervenire contro la Russia. Una cosa impensabile, a leggere i bonari ma tassativi principi che permeano il TUE.
Ma anche se questo folle ragionamento dovesse alla fine prevalere, attenzione, perché lo stesso art. 42 TUE, dopo aver previsto l’obbligo di soccorrere uno Stato UE aggredito, finisce con queste parole: «Ciò non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri».
E qual è una specificità del nostro Bel Paese? Il solenne ripudio della guerra, naturalmente, con tanto di previsione costituzionale, in una norma (l’art. 11) inserita addirittura tra i «principi fondamentali», quelli che non possono toccarsi nemmeno con un procedimento di revisione costituzionale. L’Italia può reagire militarmente soltanto se aggredita.
Insieme al Giappone, è l’unico paese al mondo a sancire nella propria Costituzione una presa di distanza netta, inequivoca ed incondizionata dalla guerra, che le Costituzioni degli altri paesi UE nemmeno nominano.
Di qui una conclusione inevitabile: con l’avvento della Costituzione, l’Italia ha preso un preciso e inderogabile impegno nei confronti delle generazioni future. Quindi, nessun appoggio militare all’Ucraina, anche se riuscisse, e non riesco a immaginarsi come, a diventare un paese UE.