UN INNARRESTABILE DECLINO CULTURALE E UMANO DELLA SOCIETA’

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Hanno fatto centinaia di ore di trasmissioni televisive. Hanno stampato migliaia di pagine di giornali. Sulla vicenda hanno detto la loro centinaia di personaggi: tuttologi, politici, criminologi veri e presunti, psicologi e psichiatri veri, presunti e della domenica. Bla, bla, bla come se non ci fosse un domani e con incrementi enormi del fatturato della pubblicità. Neanche fosse il Super Bowl, o la finale di Champions League. Effetti della spettacolarizzazione della cronaca nera, cifra vera di una società, la nostra, in vero e inarrestabile declino culturale. Hanno pianto, abbiamo pianto. Ci hanno fatto pure una legge. Mi riferisco alla tragedia di Giulia Cecchettin.
Numeri verdi, fili rossi, servizi sociali, Carabinieri, Polizia, Assistenti Sociali. Tutti allertati per evitare che tali tragedie si ripetessero.
Sono tante, troppe. Cosa è cambiato? Nulla oppure il doppio della metà di nulla. Fate il calcolo.
E così una povera donna che vive in provincia di Milano, viene picchiata dal marito un giorno sì e l’altro pure; umiliata in continuazione; prostrata da un accanimento e una tortura psicologica costante; raggiunta da colpi alla testa, da calci o, nel migliore dei casi, da sputi; privata di ogni tipo di sostegno economico e, quindi, impossibilitata a scappare; minacciata di morte.
Giovane madre di un bimbo disabile e di una bimba di due anni, costretta a elemosinare al marito, spesso senza avere risposta, il necessario per alimentarli. Mentre l’uomo si impossessa di circa 1.000 euro al mese fra assegno unico per i due bimbi e l’indennità di accompagnamento per il bimbo disabile, spendendo per loro solo una minima parte. Una madre costretta a fare chilometri a piedi ogni giorno tenendo i due bambini in un passeggino e portando con sé tutti i documenti, perché il marito pretende sottrarglieli. Costretta a portare il bimbo disabile al pronto soccorso, per una febbre altissima, senza che il marito muovesse un dito o offrisse un minimo aiuto. Una situazione estrema, devastante e, soprattutto, pericolosissima.
La ragazza è straniera, non parla in italiano e lo capisce pochissimo. L’ambiente che ha trovato si è dimostrato ostile.
Sono venuto a conoscenza di questa vicenda qualche mese fa. Le ho consigliato di rivolgersi a una associazione di aiuto, ai servizi sociali del comune dove risiede, alla polizia. Lo ha fatto. I risultati? Niente, rien, nada, niet.
Pochi giorni fa è stata percossa in strada. Nessuno è intervenuto. Qualcuno ha chiamato i carabinieri. In Ospedale è stata soccorsa e le sono state accertate delle lesioni. L’ufficiale dei Carabinieri che ha verbalizzato una corposa dichiarazione, con fatti che ipotizzavano decine di reati, ha rubricato il tutto come “lesioni personali”. Ho informato e chiesto aiuto all’Avv. Patrizia Bissi Zendali. Grazie a Dio ha dato la sua disponibilità e se ne sta occupando.
La comunicazione di Patrizia, fatta il venerdì, ha trovato risposta solo il lunedì in tarda mattinata. Le assistenti sociali hanno risposto di non saperne nulla e la psicologa del comune ha richiesto una delega. Il tanto pubblicizzato e propagandato aiuto ha orari di ufficio e burocrazie. Riposa durante il week end. Trova funzionari di polizia che minimizzano. Forse tutti loro hanno pianto durante le trasmissioni che parlavano di Giulia e forse, perché no, hanno detto la loro.
Ripeto la chiosa del post che ha pubblicato Patrizia: non ci fermeremo.