DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
Sei giorni di rinvii al Consiglio di Sicurezza per una risoluzione sul ‘cessate il fuoco’ a Gaza che alla fine neppure lo nomina. L’elefante Onu che partorisce il topolino. O qualche topolino mediorientale che riesce a far paura all’elefante americano.
Accade nel giorno in cui le inchieste di Cnn e New York Times accusano Israele di aver sganciato sulle proclamate ‘zone sicure’ della Striscia, bombe da 900 chili, e per 1.600 volte.
Mentre più di mezzo milione di persone a Gaza – un quarto della popolazione – rischiano di morire di fame, peggio di quanto è avvenuto in Afghanistan e Yemen negli ultimi anni.
Premessa bombe prima della “diplocrisia”
“New York Times e Cnn: Israele ha usato le mega bombe Usa a sud di Gaza, nelle aree indicate come sicure per i palestinesi. Un’inchiesta basata sull’analisi di immagini satellitari con strumenti di intelligenza artificiale. A conclusioni analoghe arriva anche la Cnn. Identificato l’uso insistito da parte dell’aviazione di Tel Aviv di bombe MK-84 da 900 chili di peso (2.000 libbre), le più distruttive degli arsenali militari occidentali, capaci di uccidere nel raggio di 300 metri. Secondo i dati del Pentagono, da ottobre gli Stati Uniti hanno inviato a Israele oltre 5.000 bombe MK-84”.
Nessun “cessate il fuoco”, nemmeno temporaneo
Dopo giorni di ridicole contorsioni diplomatiche, nei quali il testo della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu è stato costantemente scarabocchiato, la decisione finale lascia tutti scontenti. Anche se ognuno fa finta di essere parzialmente soddisfatto. Così, la tanto attesa e significativa presa di posizione del pianeta, si è limitata a parlare solo degli aiuti ai già moribondi sfollati palestinesi della Striscia. Biden non ha voluto sentire ragioni: i bombardamenti, ha detto ai suoi diplomatici nella trattativa, devono continuare. L’unica concessione, nell’involuto e ambiguo testo del documento che significa tutto e il contrario di tutto, è un appello «alla creazione di condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità».
Carta straccia e forse peggio
Carta straccia, per non dire peggio. Che consentirà a Netanyahu di continuare nella sua feroce opera di sistematica ‘desertificazione’ della Striscia di Gaza. Con la sfacciata compiacenza della Casa Bianca. La delibera adottata è passata con 13 sì e con le 2 astensioni, per motivi opposti, di Stati e Uniti e Russia. In effetti, il risultato finale è più che deludente. Anzi, sembra una vera e propria presa in giro. E il motivo lo riassumono i più duri nemici di Joe Biden, cioè proprio la stessa Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping, che non si sono lasciati sfuggire l’occasione per mettere alle corde la diplomazia americana, in palese difficoltà con il resto del mondo.
La Russia in conto Ucraina
Intervenendo dopo il voto, l’ambasciatore russo Vasily Nebenzya ha così spiegato il punto di vista di Mosca sulla Risoluzione: «Washington sta giocando un gioco estremamente subdolo, forzando nel testo una licenza essenziale per Israele di uccidere civili palestinesi a Gaza, con il pretesto di creare le condizioni per la cessazione delle ostilità. Gli Stati Uniti vanno in giro, a manomettere le armi nella regione, non per amore della pace ma per garantire i loro interessi». Nebenzya ha poi aggiunto che «se un certo numero di Stati arabi non avesse sostenuto la proposta, ritenendola poco significativa ma comunque ‘meglio di niente’, la Russia anziché astenersi avrebbe posto il veto». Attenzione sottolineata al mondo islamico.
La Cina potenza mediatrice
Pesantissime le critiche anche da parte cinese, nonostante il voto favorevole. «Solo un cessate il fuoco può evitare ulteriori perdite tra i civili compresi gli ostaggi – ha detto il diplomatico Zhang Jun, senza citare direttamente gli Usa -. Solo un cessate il fuoco può impedire che un conflitto regionale sfugga al controllo, così come solo un cessate il fuoco può impedire che le prospettive di una soluzione politica vengano completamente distrutte. Esortiamo Israele a invertire immediatamente la rotta, a cessare i suoi attacchi militari indiscriminati e a fermare la punizione collettiva della popolazione di Gaza. In quanto potenza occupante, Israele ha l’obbligo di salvaguardare i bisogni umanitari della popolazione e di garantire la sicurezza degli operatori umanitari».
Voce Usa a tutta ipocrisia
Tutto sbilanciato sul versante dei ‘possibili aiuti’ alla popolazione di Gaza è stato l’intervento dell’ambasciatrice Usa, Linda Thomas-Greenfield, che non ha neppure accennato alla possibilità che Israele interrompa i suoi bombardamenti. Da questo punto di vista, la Casa Bianca è irremovibile: la guerra deve andare avanti, anche se il costo in vite umane dei palestinesi si sta facendo esorbitante.
“Per qualche incomprensibile motivo, ai limiti del suicidio geopolitico, il Presidente Biden continua a rimanere appiattito sulle sanguinarie posizioni di Netanyahu?”
Politica estera alla deriva o segreti inconfessabili?
Una politica estera statunitense alla deriva, guardando ai fatti. Oltre agli ormai noti ‘disagi’ della Casa Bianca col suo ministero degli esteri, decisamente più severo verso la condotta di guerra di Israele. Comunque sia, la signora Thomas-Greenfield, dopo essersi giustamente lamentata per la mancata condanna, da parte di alcuni Paesi, dell’assalto terroristico di Hamas, ha concentrato la sua attenzione solo sul possibile aumento del flusso dei rifornimenti. E, cosa più importante, sui sistemi di controllo della catena di trasporto, sui quali gli israeliani vogliono l’esclusiva. Loro dicono per verificarli meglio, ma qualcuno sospetta che invece sia per rallentarli. Alla fine, si è scelta una soluzione fortemente ambigua, come tutta la Risoluzione.
“I rifornimenti in entrata a Gaza saranno supervisionati da un Commissario dell’Onu. Che, però, sarà obbligato ‘a coordinarsi con gli israeliani’. Cioè, non cambia proprio niente rispetto a prima. Forse qualche camion in più e qualche ispezione in meno”.
Strage anche per fame ed epidemie
“Ma il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, avverte l’umanità intera: senza ‘cessate il fuoco’, la situazione per i rifugiati palestinesi di Gaza presto sarà apocalittica. Il problema, dice, non è il numero dei Tir carichi di rifornimenti che entrano, ma l’ostruzionismo dei soldati israeliani, che ostacolano la distribuzione degli aiuti all’interno della Striscia”.
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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
23 Dicembre 2023