DI CLAUDIA SABA
Vanessa era già stata presa di mira da un altro stalker.
Anche in quell’occasione aveva denunciato.
Ma poco prima del processo aveva ritirato tutto.
La stazione dei carabinieri a cui si è rivolta Vanessa per le molestie di Bujar Fandaj, l’uomo che l’ha uccisa, è la stessa di allora.
Quella di Riese.
Ma la denuncia di Vanessa “non era stata ritenuta urgente” ed il magistrato “aveva deciso di approfondire le indagini chiedendo i tabulati del telefono”.
“Non urgenza”, nessun divieto di avvicinamento ma solo richiesta dei tabulati telefonici.
Dopo le ammissioni del procuratore Marco Martani circa la sottovalutazione del pericolo, per la denuncia di Vanessa contro Fandaj, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha chiesto agli uffici competenti del Dicastero di acquisire negli uffici giudiziari una relazione dettagliata.
Intanto si denigra la vittima.
E si tira fuori la prima denuncia ritirata prima del processo.
Quasi a voler giustificare il fatto di non aver creduto alla seconda. Quella contro l’uomo che l’ha uccisa.
Che ha condannato a morte Vanessa e il suo bambino.
L’importanza di essere credute, di non sottovalutare mai nulla quando si tratta di violenza è fondamentale.
Così come fondamentale è l’immediatezza delle decisioni da prendere.
Invece si continua a fare melina, tra forze dell’ordine e magistratura.
E così la strage delle donne morte ammazzate continua.
Attendiamo la prossima per tornare a chiederci ancora una volta il perché!