DA REDAZIONE
Dalla redazione di REMOCONTRO –
“La strage di Natale. Si scava anche a mani nude tra le macerie nel campo profughi di Maghazi, nel centro della Striscia. L’agenzia Ap riferisce di 106 morti, ma chi sa cosa ancora si nasconde sotto quell’inferno piombato addosso nella notte della vigilia”.
Un Natale senza cibo, senza qualcosa con cui coprirsi dal freddo che è arrivato, senza speranze sotto le bombe anche per gli ultimi 650 cristiani che vivono ancora a Gaza. Erano 15 mila all’inizio degli anni Duemila, prima che Hamas prendesse il potere nella Striscia. Poi l’attualità finale delle bombe israeliane. Un Natale all’insegna del lutto di fronte alle oltre 20 mila vittime, a cui potrebbero aggiungersi altri 10 mila dispersi sotto le macerie.
La strage di Natale nel campo profughi di Maghazi
“Si scava anche a mani nude tra le macerie nel campo profughi di Maghazi, nel centro della Striscia. L’agenzia Ap riferisce di 106 morti. Il ministero di Gaza ha affermato che l’attacco israeliano ha distrutto almeno tre case nel campo. “Ci sono ancora feriti e cadaveri sotto le macerie”, ha detto un portavoce dell’ospedale Al-Aqsa ad al Jazeera. Le immagini mostrano interi edifici sventrati e decine di cadaveri recuperati chiusi nei sacchi di plastica”.
La comunità cristiana più antica del mondo
A Gaza la comunità cristiana più antica del mondo che si è formata nel I secolo, ora a rischio scomparsa. La Striscia ospitava una piccola minoranza cristiana palestinese di circa 3milapersone. Passato quasi remoto. Valutazioni attuali, ci dicono di 650 cristiani a Gaza, salvo nuovi effetti bomba. La maggior parte viveva nel quartiere Zaytun della Città Vecchia, evacuato e distrutto. Cristiani cattolici in minoranza, poi ortodossi e protestanti, ma nella situazione di Gaza, anche prima della guerra, i distinguo teologici pesavano davvero pochi.
Naṣrānī o Masīḥī
In lingua araba i cristiani sono chiamati Naṣrānī (dal termine Nazareno) o Masīḥī (dall’arabo Masīḥ, ‘Messia’). In ebraico li chiamano invece Notzri o Notsri (‘Nazareni’, originari della cittadina di Nazareth). I palestinesi cristiani appartengono alla Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme, alla Chiesa greco-cattolica melchita, alla Chiesa maronita e a varie chiese evangeliche. Le più grandi comunità palestinesi cristiane sono concentrate in Galilea e in Cisgiordania.
“Kfirs”, infedeli sospettabili e bersagli
I cristiani nell’egemone mondo musulmano sono ‘kfirs’, degli infedeli per Hamas e per la parte più integralista della comunità palestinese. Mitri Raheb, un pastore evangelico luterano e fondatore dell’Università Dar al-Kalima di Betlemme, ha dichiarato che è probabile che la guerra in corso possa segnare la fine della lunga storia della comunità cristiana in questa striscia di terra. Sopravvivere e poi emigrare.
«Sappiamo che entro questa generazione, il Cristianesimo cesserà di esistere a Gaza», ha aggiunto.
Gaza nell’Antico e Nuovo Testamento
La Striscia, sostengono gli studiosi, è il luogo di nascita del Cristianesimo e il contesto di molti eventi riportati nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Nel IV secolo, Gaza, lungo un’importante via commerciale con accesso ad un porto molto attivo e con una città cosmopolita, divenne un importante centro di missione cristiana. Dopo il 1948, quando fu istituito lo stato di Israele e 700mila palestinesi furono sfollati dalle loro case, in quella che divenne la Nakba, la catastrofe, molti cristiani palestinesi si unirono alla comunità nell’enclave costiera.
“Declino a fuga quando Hamas ha preso il completo controllo della striscia, dando il via al blocco israeliano e accelerando l’emigrazione dei cristiani dalla zona, già segnata dalla povertà”.
Valutazioni coloniali britanniche
Secondo le stime delle autorità britanniche durante il loro Mandato in Palestina, la popolazione cristiana di Palestina nel 1922 era il 9,5% della popolazione complessiva, non casualmente calata al 7,9% già nel 1946. Un gran numero di cristiani arabi fuggì o fu espulso dalle aree sotto controllo ebraico della Palestina mandataria durante la guerra arabo-israeliana del 1948, e un piccolo numero lasciò la Palestina durante il periodo 1948–1967, in cui una parte della Palestina fu governata dalle autorità giordane, per ragioni essenzialmente economiche.
Cisgiordania, Betlemme e Nazaret
In Cisgiordania, la comunità cristiana conta su una base più solida, con oltre 47.000 residenti secondo il censimento del 2017. Tuttavia, anche in quel contesto, la comunità è stata colpita da violenza e persecuzione. «Gli attacchi contro il clero e le chiese sono quadruplicati quest’anno rispetto all’anno scorso», ha dichiarato Raheb, il cui istituto accademico documenta tali eventi.
- Il 1° gennaio, pochi giorni dopo che Israele ha insediato il governo più di estrema destra nella storia del paese, due uomini non identificati sono entrati nel cimitero protestante del Monte Sion a Gerusalemme e hanno profanato più di 30 tombe, ribaltando lapidi a forma di croce e sfasciandole con rocce.
- Il 26 gennaio, una folla di coloni israeliani ha attaccato un bar armeno nel quartiere cristiano della Città Vecchia di Gerusalemme, gridando «Morte agli arabi… Morte ai cristiani».
- Un paio di giorni dopo, degli armeni che lasciavano un servizio commemorativo nel loro quartiere, furono attaccati da coloni israeliani armati di bastoni. Un armeno fu irrorato con lo spray al pepe mentre i coloni scalavano le pareti del loro convento, cercando di abbattere la bandiera che aveva una croce.
I terroristi ebrei
L’intensificarsi degli attacchi è stato in linea con gli sforzi israeliani di «sopprimere le voci dei palestinesi all’interno di Israele», denuncia ancora Raheb. «Sono coloni terroristi ebrei, ma la comunità internazionale non li riconosce come tali perché condivide la stessa mentalità coloniale», ha dichiarato, esprimendo preoccupazione che la costante minaccia di violenza alla fine possa spingere il cristianesimo a lasciare la Terra Santa.
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Articolo a firma Rem, dalla redazione di
26 Dicembre 2023