DI GIOACCHINO MUSUMECI
Giorgia Meloni veramente singolare: fa il diavolo a quattro quando viene insultata col termine “scrofa” e raccoglie solidarietà Bipartisan, vittima crivellata dalle offese di un docente universitario sboccato.
Eppure tace se un suo parlamentare si presenta “allegro” e con la pistola carica, colpo in canna, a una festa di capodanno. Non solo, parte un colpo che ferisce uno sfortunato e la dinamica offerta dai testimoni dell’episodio smentisce il parlamentare.
Cosa fa dunque la premier? In questo caso scorda il ruolo tipico di presidente del consiglio e non dice una parola sull’uso improprio delle armi.
Non dico chiedere al parlamentare un passo indietro, sarebbe stato un gesto di onestà intellettuale brutale e scioccante, i cui corollari avrebbero potuto essere drammatici. Si potrebbe perfino pensare, e non sia mai, che qualcuno in Fratelli d’Italia sia contrario alle armi ma nessuno pretende che Giorgia Meloni possa umiliarsi fino a questo punto.
Però senza ledere la fiducia che lobby armaiole, cacciatori, parlamentari armati e guerrafondai nutrono nella Meloni, almeno una parola sulle conseguenze dell’uso improprio di armi si sarebbe potuta proferire. Certo se lo stesso parlamentare si fosse presentato con uno spinello, allora si che avresti sentito la cara Meloni e non solo, avresti sentito Gasparri e le urla di Salvini perché la Droga fa male! E cacchio, si si…
Anche ammettere che Pozzolo ha commesso una leggerezza imperdonabile da risvolti potenzialmente tragici è troppo perfino per una madre cristiana.
La Giorgia, è tra le più furbe che abbia visto in azione ma qualsiasi cosa ha un prezzo e quello della sua furbizia è il consenso VOLATILE. Il suo partito regge ancora ma il gradimento verso il governo e la sua leadership sono calati in un anno di oltre 10 punti…Ancora 4 anni per collezionare una tale serie negativa da rendere la prima premier donna, madre, cristiana, anche la più derisa al mondo. Tale quale Renzi con l’aggravante di una classe dirigente perfino più imbarazzante, esattamente l’opposto di ciò che il primo partito italiano dovrebbe rappresentare in parlamento e al governo.