DI ENNIO REMONDINO
Dalla redazione di REMOCONTRO –
La Superpotenza che per svariati giorni è stata teoricamente disarmata, con il suo ‘Capo militare’ fuori uso, senza che il suo ‘capo politico’ ne sapesse niente. Notizia decisamente sottovalutata che ora, via via ne emergono dettagli tenuti segreti, allarma e impone diverse riflessioni.
Il Pentagono ha poi precisato che Austin aveva subito un intervento il 22 dicembre ed era tornato a casa il giorno successivo ma è stato ricoverato in terapia intensiva il 1° gennaio quando ha iniziato a provare forti dolori postoperatori.
“Problemi politico-militari statunitensi di vasta portata e su più fronti. A rischio la coalizione anti Isis in Iraq con militari italiani, mentre usciamo dalla flotta a comando Usa contro gli Houthi nel Mar Rosso. Un inizio di analisi”.
I fatti resi noti
Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin, il giorno di Capodanno è stato segretamente ricoverato nell’unità di terapia intensiva del Walter Reed National Military Medical Center nel Maryland. Il presidente Joe Biden è stato informato dell’accaduto solo il 4 gennaio, assieme alla vicesegretario (vice ministro) alla Difesa Kathleen Hicks, che ha dovuto supplire ad alcuni impegni del ministro a partire dal 2 gennaio, ma senza saperne le cause. Il Congresso degli Stati Uniti è stato formalmente informato solo venerdì 5 gennaio, poco prima della pubblicazione della dichiarazione del Pentagono.
La denuncia
“Il segretario alla Difesa Usa deve garantire reperibilità in ogni momento per rispondere a qualsiasi crisi di sicurezza nazionale. Il fatto che le prime tre cariche della catena di comando militare (Biden, Austin, Hicks) non abbiano comunicato tra loro in modo tempestivo, rende evidenti e clamorose le difficoltà interne alla politica americana, l’osservazione”.
Le polemiche del dopo Epifania
Il presidente Biden informato solo a cose fatte prova a sminuire l’accaduto. «Il presidente ha completa fiducia nel segretario Austin», ma già il fatto di doverlo dichiarare denuncia che qualche cosa non va. Problemi ai vertici funzionali della Casa Bianca e del Consiglio di Sicurezza Nazionale, ‘rimasti sorpresi’ – eufemismo-, del comportamento del Pentagono. Col ministro ospedalizzato (non si sa se cosa seria o meno), che cerca di prendersi tutte le colpe, a coprire un meccanismo di sicurezza nazionale che avrebbe dovuto funzionare automaticamente.
Vertice militare Usa a guerre in corso
Per Chuck Hagel, ex segretario alla difesa durante l’amministrazione Obama, il Pentagono doveva assolutamente comunicare al Consiglio di Sicurezza nazionale notizie sulle condizioni di Austin e su dove si trovasse. Il ricovero di Austin è arrivato in un momento delicato per l’esercito, che affronta attacchi armati quasi quotidiani in Medio Oriente. Giovedì, le forze statunitensi hanno attaccato e ucciso il leader di un gruppo terroristico in Iraq che prendeva di mira il personale americano in Medio Oriente. Austin, insieme al presidente, ha approvato l’attacco prima del suo ricovero in ospedale.
Perplessità anche militari
La vicenda di Austin lascia aperti diversi interrogativi anche militari perché nei giorni in cui il capo del Pentagono era ricoverato ‘segretamente’, le forze statunitensi hanno condotto operazioni militari non certo di routine: dall’intercettazione di missili e droni Houthi nel Mar Rosso al raid che il 4 gennaio ha ucciso tre leader delle milizie scite nel centro di Baghdad. Se Austin è ricoverato dal 1° gennaio e la sua vice e il presidente Biden neppure lo sapevano, chi ha ordinato il raid a Baghdad? E chi avrebbe gestito una eventuale reazione delle forze di Baghdad, delle formazioni sciite o dell’Iran? Si chiede Analisi Difesa.
«In un contesto così esplosivo come quello attuale e tenuto conto delle condizioni di salute di Biden (?) e Austin, appare naturale chiedersi chi a Washington prenda decisioni le cui conseguenze sono così rilevanti per tutti».
Ora a rischio la coalizione anti Isis
Il primo ministro iracheno Al-Sudani, dopo l’attacco americano ha chiesto di ritiro delle truppe statunitensi dal Paese. «Spezzato il rapporto tra le forze irachene e la Coalizione internazionale contro lo Stato islamico, a guida USA». Il raid americano ha esacerbato gli animi in Iraq come quattro anni fa con l’uccisione di Soleimani e Muhandis. Della Coalizione, fa parte anche l’Italia che ha in Iraq qualche centinaio di militari che rischiano, come gli altri alleati, di venire coinvolti nel confronto tra Stati Uniti e milizie scite. «Azioni certo decise a Washington ma, viene oggi da chiedersi, da quale catena di comando?».
Washington (non si sa chi), decide e colpisce
L’Italia ha ottime relazioni con l’Iraq, messe in pericolo dalle iniziative unilaterali statunitensi su un territorio in cui operano anche contingenti di diverse nazionalità sotto comando USA. Motivo che sta spingendo diverse nazioni europee (Italia e Francia in testa) a ritirare le proprie navi nella ’Operazione Prosperity Guardian’ a protezione del traffico mercantile nello stretto di Bab el Mandeb e Mar Rosso, specie dopo che Stati Uniti e Gran Bretagna ‘non hanno escluso’ attacchi aerei o missilistici contro le milizie Houthi sul territorio yemenita.
Il fronte siriano
Se in Iraq la Coalizione a guida statunitense rischia di venire cacciata ufficialmente, in Siria le truppe americane sono presenti da anni illegalmente. «Se Baghdad decidesse realmente di espellere le forze americane anche il sostegno alle basi in Siria (dove sono presenti tra mille 2 mila militari americani) risulterebbe più difficoltoso e potrebbe appoggiarsi solo su retrovie in Giordania», avverte A.D. Ed ecco che si torna pericolosamente verso il Medio Oriente in fiamme. «Con Iraq e Siria che hanno rafforzato le relazioni di sicurezza con un’intesa gradita all’Iran», l’avvertimento.
“Scopriamo intanto che Gli Stati Uniti hanno inviato rinforzi ai propri militari in Siria, attraverso il valico di Al Waleed, alla frontiera con l’Iraq, ha riferito l’agenzia di stampa turca Anadolu. E sabato scorso, Epifania, due aerei cargo Usa atterrati nell’aeroporto di Kharab al Jir, nella campagna di Al Hasakah, dove si trova un’altra base Usa. Chi sa cosa ci prepara il ‘non si sa chi’ in assenza di Austin e di Biden assieme?”
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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di
9 Gennaio 2024