DI CLAUDIA SABA
Mario porta la sua compagna, Marianna, ad abitare in casa dei suoi genitori.
La mamma di Mario, madre di sei figli, ‘serve’ di tutto punto suo marito, dalla mattina alla sera.
Pranzo in tavola quando rientra, ciabatte pronte per lui sulla porta, panni sempre stirati e in ordine…la classica famiglia patriarcale italiana.
Marianna inizia a subire dalla suocera.
Che pretende da lei un comportamento in famiglia simile al suo.
Fare la schiava.
Marianna non ci sta.
Vuole comportarsi da donna libera quale è sempre stata senza costrizione alcuna.
Mario non la difende e lei si trova sola a dover combattere contro quella famiglia piena di tabù e pregiudizi contro le donne.
Nasce un bambino.
Le cose non cambiano e Marianna si trova costretta a subire le angherie del suocero, della suocera senza che Mario dica una sola parola in suo favore.
Fino a quando Mario e Marianna decidono di lasciarsi.
A quel punto però,
Mario pretende che Marianna continui a vivere con il figlio dentro quella casa.
Per Mariana, questo è INaccettabile.
I suoi problemi derivano proprio dall’aria di privazione che si respira dentro quelle mura.
Decide quindi di rivolgersi al giudice di Forum, Simona Napolitani.
Chiede l’affido esclusivo del bambino, chiede che i nonni non abbiano alcun rapporto con il nipote e chiede un risarcimento danni per i tre anni di violenza psicologica commessa dai suoceri nei suoi confronti.
Chiede inoltre un altro risarcimento all’ex compagno per aver permesso ai genitori di farle violenza psicologica.
Dal dibattimento si evince chiaramente che la natura patriarcale della famiglia del compagno e soprattutto l’ignoranza, impediscono sia a Mario che a sua madre di prendere consapevolezza della violenza in cui loro stessi vivono da anni.
Non riescono a riconoscere la violenza perché abituati a quel tipo di ménage familiare.
Perché ci si abitua a tutto, anche alla violenza.
Il giudice, Simona Napolitani, decide.
Il bambino viene affidato esclusivamente alla madre perché il clima familiare che si vive dai nonni potrebbe portare il bambino a diventare lui stesso un adulto violento.
Il padre potrà vederlo solo in presenza di assistenti sociali.
Stabilisce inoltre un risarcimento di euro 40.000 da parte dei suoceri per le violenze psicologiche commesse ai danni della nuora e 50.000 euro di risarcimento dal compagno per non aver mai difeso la compagna dalle angherie e violenze protratte nel tempo dai genitori nei confronti della Sua ex compagna.
Ecco, queste sono le sentenze giuste che vanno emesse quando si ha di fronte una famiglia patriarcale, inconsapevole dei danni che possono provocare certe convinzioni in un bambino che cresce.
Nonni di questo tipo vanno allontanati dai nipoti così come vanno allontanati padri con questo tipo di educazione che con le loro inesistenti posizioni, violenza anche quella, rovinerebbero lo sviluppo psicofisico di un figlio.
Esemplare la sentenza.
E se tutti i giudici si comportassero così in presenza di violenze psicologiche, forse avremmo meno bambini esposti al pericolo di diventare violenti, una volta diventati adulti.
Questa è la strada giusta che in tutti i tribunali dovrebbe essere seguita.
Gli uomini e le donne di questo tipo, patriarcali e violenti, non cambiano.
Brava la giudice Simona Napoletani.
Giustizia è fatta.
Cari “giudici” prendete spunto!