DI MARINO BARTOLETTI
La situazione del festival di Sanremo è davvero degenerata. Ormai non è più una rispettabile, manifestazione canora, è un costoso baraccone con cantanti sconosciuti e completamente negati alla buona musica. Fra assurdi “urlatori” e improbabili “cantautori” è impossibile non rimpiangere le edizioni del passato. C’è gente che si ribella all’idea di pagare il canone per uno spettacolo del genere (farcito di ragazzotti senza alcun talento) e che sostiene – o addirittura minaccia – di spegnere il televisore piuttosto che sorbirsi gli urletti di Mina, gli strampalati testi di Giorgio Gaber, la noia di Gino Paoli, le stravaganze di Adriano Celentano, le canzoncine di Edoardo Vianello, l’inconsistenza di Tony Renis, la finta cultura musicale di Pino Donaggio, il ridicolo ciuffo di tale Little Tony, le velleità artistiche di una certa Milva, per non parlare dell’ambiguità di Umberto Bindi. Il Festival, di questo passo, non durerà più di un paio d’anni. Assolutamente impossibile immaginare che possa sopravvivere a questo decennio appena iniziato
Sanremo, 5 febbraio 1961
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Si prega di non commentare se non si è capito il senso di questo articolo (apocrifo)? L’unico che pubblicherò durante il 74mo Festival
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