DI MARIO PIAZZA
Tutte le guerre di cui abbiamo documentazione o testimonianza sono zeppe di episodi orrendi commessi da tutti i combattenti contro la popolazione civile. Quando la conquista o la difesa di un determinato territorio lasciano il passo alla volontà di annientamento di una intera popolazione o di una parte di essa per qualche sua caratteristica la guerra si trasforma in genocidio.
Furono genocidi quello dei Conquistadores in America Centrale, quello dei Pellerossa in Nord America, quello in Europa dei nazifascisti, quello dei Khmer Rossi in Cambogia contro il loro stesso popolo ed è genocidio quello che Israele sta portando a termine a Gaza sotto i nostri occhi. E poi quello degli Armeni, dei Curdi, dei Tutsi in Ruanda e molti altri.
Le Foibe no. Trasformare la catena di episodi orrendi che si è consumata sul confine conteso tra Italia e Iugoslavia nel 1943, 44 e 45 in una specie di mini-genocidio perpetrato dai comunisti per contrapporlo all’Olocausto nazifascista è non solo un falso storico ma anche un insulto a tutti i milioni di vittime di tutti i veri genocidi che hanno punteggiato la storia dell’umanità.
Il perché lo spiega con mirabile chiarezza Eric Gobetti, uno storico al di sopra di ogni faziosità che ha dedicato tutto se stesso alla questione, nella lettera che ha inviato a Giorgia Meloni per dare il proprio contributo al Museo del Ricordo.
E’ lunga e complessa ma se avrete la pazienza di leggerla vi ritroverete alla fine un pochino meno ignoranti, proprio come è successo a me.
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