DI ENNIO REMONDINO
Dalla redazione di REMOCONTRO –
Bruxelles ammette: «Non possiamo imporre misure a Paesi terzi che aiutano Putin. L’economia di Mosca ha resistito meglio del previsto». I leader dell’Unione Europea, costretti dall’evidenza, confessano che le sanzioni nei confronti della Russia non aiuteranno a porre fine alla guerra in Ucraina. Gli ultimi ad ammetterlo. Ma tra pochi giorni il consiglio affari esteri Ue approverà il ‘tredicesimo pacchetto’ di nuove sanzioni, utili solo agli interessi di politica nazionale di alcuni.
Resa Ue: “non possiamo imporre sanzioni a chi aiuta la Russia”
Non facile da ammettere ad una Commissione Ue presieduta da Ursula, maliziosamente soprannominata ‘Von der Nato’. Sulla guerra delle sanzioni promossa come arma segreta da pressioni diplomatiche Usa molto simili a minacce. Con inciampi anche di alto valore, come quello dell’ex presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, «volete la pace o i condizionatori accesi?». Sui condizionatori, chi può permetterselo paga e si rinfresca, ma della pace neppure l’ombra. E di fronte all’evidenza, anche i più atlantici tra tutti nell’Unione Europea, stanno lentamente ammettendo che le sanzioni nei confronti della Russia sono state un fallimento, anzi, un colpo soprattutto a nostro danno.
Tre dati di fatto
Bruxelles ha candidamente riconosciuto tre dati di fatto, rileva Claudio Paudice sull’UffPost. Uno, che l’economia russa si è rivelata più resistente del previsto; due, che le sanzioni vengono ormai abitualmente aggirate; e tre che colpire i Paesi terzi che aiutano Mosca a evaderle ‘non è cosa da poco’. Cioè, non si riesce (e non conviene) fare. La confessione dell’inadeguatezza -ma anche peggio, dell’errore sostanziale- di contare su misure economiche nel costringere Putin a fermare la sua invasione e i suoi bombardamenti sull’Ucraina. Quando bastava il semplice calcolo di chi, tra Russia ed Europa, aveva più da perdere da un blocco e nella ricerca di nuovi mercati rispetto al vasto mondo.
Il neo allarmismo tedesco
Dopo che il Senato americano aveva bocciato il pacchetto di aiuti militari a Kiev da 60 miliardi, Berlino in isteria da terza guerra mondiale. «Una vittoria russa in Ucraina ci metterebbe tutti in pericolo», ha scritto il leader tedesco sul Wall Street Journal. Vittoria russa minacciosa, vittoria ucraina ormai decisamente improbabile, cosa ci resta da fare? La parola tabù, quasi una ‘parola sporca’ è ‘trattative’: nessuno la dice ma tutti la pensano. In attesa di un’altra difficile confessione pubblica, la stessa Germania neo militarizzata, ammettere implicitamente che le armi economiche servono a poco, senza quelle militari o, meglio, diplomatiche.
Sbagliando non si impara
In vista del secondo anniversario dall’inizio del conflitto, Bruxelles punta ad approvare il suo tredicesimo ‘pacchetto di sanzioni’ nei confronti di Mosca. Già il termine ‘pacchetto’ doveva preavvertite almeno noi italiani: piccolo ‘pacco’, sinonimo di bidone, e neppure tanto piccolo. Ma già il numero dei ‘pacchetti’ via via approvati basterebbe da solo a dimostrare l’inadeguatezza di quelli precedenti, sottolinea l’Huffington Post. «Il problema, ormai è evidente: come impedire in un’economia globalizzata che altri Paesi possano aiutare la Russia ad aggirare le ritorsioni occidentali, come sta impunemente avvenendo da mesi. Risposta: non si può».
Borrel di confessa al Kyiv Independent
«Non possiamo imporre sanzioni a paesi terzi», deve riconoscere il rappresentante esteri dell’Ue Josep Borrell in una intervista al Kyiv Independent. Anche se prova a rilanciare in campo avversario. «La Russia cannibalizza il suo futuro. Ha mobilitato l’intera economia per la guerra e tutto ciò sta avendo un impatto dal punto di vista demografico». Secondo il ministro degli Esteri di Bruxelles, «l’economia russa è certamente rafforzata dallo sforzo bellico, ma l’inflazione è davvero alta, il rublo è davvero in calo, anche i ricavi dalla vendita di idrocarburi sono in calo». Ma alla fine, parlando al Parlamento ucraino, deve ammettere che «la loro economia è più resiliente però di quanto ci aspettavamo: dobbiamo affrontare la realtà per quella che è». Ovviamente la ‘parola sporca trattativa’, resta solo sottintesa.
Secondo la Kyiv School of Economics
La realtà che fa male, come da canzonetta, ma con cui fare i conti. Secondo la Kyiv School of Economics, i ricavi delle esportazioni di petrolio russo hanno raggiunto i 183 miliardi di dollari nel 2023, con entrate paragonabili ai livelli pre-guerra e su vasta scala. Un risultato reso possibile dalla flotta ombra di petroliere che ha garantito un costante aggiramento delle sanzioni petrolifere, unita alla mai confessata convenienza occidentale di non ‘scassare’ troppo i mercati energetici, dal momento che Mosca è il terzo produttore di greggio e raffinati al mondo, dopo Usa e Arabia Saudita e tagliarla fuori significherebbe provocare una nuova spirale inflattiva disastrosa.
Aggiramento sanzioni, nuove branca economica
«La strategia di aggiramento delle sanzioni è strutturata, diversificata e ramificata, andando a coprire ogni tipo di beni», precisa Claudio Paudice. Rotte alternative da e per la Russia. Secondo International Institute of Finance, tra marzo 2022 e ottobre 2023, le esportazioni tedesche di automobili e componenti verso il Kirghizistan sono aumentate del 5.500%. Valutate voi. Certo, l’Ue ha un dettagliato elenco di ‘cattivi’, ma per poi farci cosa? I 27 hanno ricevuto l’8 febbraio le proposte sul 13esimo pacchetto di sanzioni con la speranza di approvarlo nel prossimo consiglio affari esteri del 19 febbraio. Altre inutili sanzioni su spinta soprattutto baltica.
“I ministri degli Esteri di Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia, Svezia, Danimarca e Repubblica ceca insistono e chiedono «un nuovo forte pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia, con particolare riguardo alle ditte operanti nel settore tecnologico». L’India, la Cina e molto altri nel sempre più vasto mondo non allineato e non filo occidentale, applaudono”.
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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di
16 Febbraio 2024