DI PIERLUIGI FERDINANDO PENNATI
L’Economist ha rilasciato ai giornalisti in anteprima il proprio studio sulla democrazia nel mondo relativo al 2023 e subito saltano all’occhio molte cose, per brevità (sono 84 pagine) mi soffermerò solo su quello che appare più fruibile tra le cose eclatanti.
La prima cosa che sorprende è forse l’andamento della democrazia globale, secondo il giornale dal 2006, data dei primi propri rilevamenti, ad oggi la democrazia globale è in discesa rapida (immagine 1), analizzando meglio il dato si vede che vi sono cambiamenti in peggio in molti stati precedentemente considerati democratici o con democrazia viziata, come in Italia, mentre gli stati con regimi considerati autoritari le cose cambiano di poco (qui ci sono pagine e pagine di dati e liste).
Alcune domande, quindi, sorgono spontanee: dove sta andando l’umanità? Quale futuro ci è riservato? Saranno davvero liberi i nostri nipoti?
Ai posteri l’ardua sentenza, certo è che dopo un’epoca di relativa democrazia e libertà a seguito del secondo conflitto mondiale le cose paiono peggiorare e sta a noi cambiare.
Il secondo, ed ultimo, argomento che voglio toccare oggi è quali democrazie sono in calo e quali stabili e qui saltano subito all’occhio alcune discrepanze.
Sappiamo che l’Economist è un giornale americano, ma sappiamo anche che la libertà di stampa negli USA è quasi un dogma, quindi dovrebbe essere perlomeno più affidabile dei nostri giornaloni del main stream, eppure, senza essere per nulla Putiniani, si nota immediatamente come l’Ucraina dove vige da due anni la legge marziale ed il potere assoluto è nelle mani di una sola persona che licenzia ministri come se piovesse e nega libere elezioni fino a fine conflitto non sottoponendosi ad alcun giudizio popolare è sempre considerata un regime ibrido tendente (bontà loro) all’autoritario, mentre la Russia, dove si terranno presto delle elezioni per il rinnovo delle cariche di governo, è certamente un regime autoritario tendente all’assoluto.
Ma non è tutto qui, stupisce anche come Hong Kong, che è saldamente in mano e sotto il controllo cinese, sia considerato un regime ibrido tendente al democratico, mentre la controllante Cina sia un regime autoritario come quello russo.
Perlomeno, sia l’Italia che gli USA stazionano nell’area della democrazia viziata e vorrei vedere altrimenti, dato che quello che sta facendo il nostro governo con i soldi pubblici è sotto gli occhi di tutti, ovvero toglie ai poveri per dare ai ricchi ed ai guerrafondai che rifiutano i negoziati nonostante la costituzione ripudi la guerra anche come mezzo di pacificazione, e quello statunitense non è da meno, si occupa della sua sicurezza dalla parte opposte del globo ed i suoi cittadini non hanno garantita nemmeno l’assistenza medica di base in caso di emergenza, ovvero se non hai una carta di credito ti lasciano morire davanti agli ospedali.
Me se queste, per l’Economist, sono democrazie, seppur viziate, mi chiedo come possano essere realmente i regimi autoritari.
In ogni caso che la democrazia sia in calo ovunque lo vediamo tutti e questo non va bene.