DI MARIO PIAZZA
Carissimo Sergio,
Non avertene a male per le critiche che ho sempre mosso ai tuoi nove anni di presidenza, tanto limpida quanto sonnolenta in un momento storico in cui sarebbe occorsa ben altra energia per difendere le istituzioni dal populismo giacobino che ci ha condotti a questa situazione pre-fascista caratterizzata prima dalle menzogne, poi dagli imbrogli ed ora anche dalle manganellate.
I tuoi tentativi di riportare al centro la barra del Paese con sommessi discorsi e garbati inviti non sono serviti ad altro che ad alienarti la simpatia di chi nelle istituzioni repubblicane e nella Costituzione antifascista crede davvero. Ti abbiamo visto troppo tiepido davanti a orrori come quello di Cutro, a vergogne come i raduni nazifascisti, a truffe conclamate come il ponte sullo stretto.
Sergio mio, il “fermo monito” di ieri, bello nel contenuto ed energico nella irritualità di rivolgersi direttamente al ministro interessato e non alla presidentessa del consiglio, arriva troppo tardi e lo dimostra il fatto che questa volta non ti hanno come al solito ignorato alla stregua di un nonnetto brontolone.
Questa volta ti stanno sfidando apertamente, contestano le tue parole e ti informano che tireranno dritti per la loro strada che ti piaccia o meno, perché nella loro testa il Premierato è già una realtà e tu sei già stato degradato al ruolo di notaio delle loro scelleratezze.
Non so, caro presidente, se tu hai ancora gli strumenti e la voglia per rimettere le cose a posto. Temo sia già troppo tardi e temo che la difesa delle istituzioni e della Costituzione debba passare per forza nelle mani dei cittadini, con il voto o con altri mezzi.
Come si suol dire in questi casi… “Non li avevi visti arrivare”.