DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
Gli Houthi attaccano navi Usa nel golfo di Aden e nel Mar Rosso. Vittime civili nei raid di Usa e Gran Bretagna. La flotta Ue a comando italiano ancora in porto. Canale di Suez praticamente bloccato, il costo delle spedizioni commerciali verso l’Europa aumenta fino al 300%. Gli Houthi mettono fuori uso cavi sottomarini di comunicazioni Europa-Asia.
Guerra al rallentatore
“Missili e droni Houthi dallo Yemen contro la petroliera Torm Thor e navi da guerra americane. In risposta, raid occidentali su otto località, colpiti droni e depositi di armi, ma anche vittime civili. Una nave britannica danneggiata rilascia una chiazza di petrolio creando un grave danno ambientale”.
Marina yemenita
La marina yemenita, controllata dagli Houthi, ha attaccato con missili e droni la petroliera americana Torm Thor, che si trova nel Golfo di Aden, oltre ad alcune navi da guerra Usa nel Mar Rosso. Lo rivendica la testata Al-Masirah del movimento sciita yemenita che cita il portavoce delle forze armate yemenite Yahya Saree. Gli attacchi, ha detto, «rientrano nella risposta alla situazione del popolo palestinese e all’aggressione statunitense-britannica contro il nostro Paese».
“Gli Houthi hanno denunciato le prime morti di civili negli attacchi aerei statunitensi e britannici del fine settimana. Una persona è stata uccisa e otto ferite, ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale yemenita”.
Rotta del petrolio e petrolio in mare
L’attacco Houthi che il 18 febbraio ha colpito una nave britannica con bandiera del Belize ha provocato una enorme chiazza di petrolio nel Mar Rosso, riferisce l’Associated Press citando una comunicazione del Pentagono. La nave mercantile, Rubymar, trasportava 41 mila tonnellate di fertilizzanti ed era diretta in Bulgaria dagli Emirati Arabi Uniti, ed è stata attaccata mentre navigava attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb che collega il Mar Rosso con il Golfo di Aden. Il governo dello Yemen ha chiesto aiuto internazionale per affrontare la situazione ed evitare una catastrofe ambientale.
Spedizioni verso l’Europa 300% in più
Le operazioni navali nel Mar Rosso, che hanno causato ritardi nella consegna delle merci, hanno colpito duramente le esportazioni del Regno Unito, ma non solo. Lo rivela il quotidiano britannico The Guardian, da un sondaggio della Camera di commercio britannica secondo cui più della metà dei rivenditori ed esportatori del Regno Unito sono colpiti dalle interruzioni commerciali nel Mar Rosso. Nell’articolo si precisa che per alcune aziende il costo delle spedizioni dall’Asia all’Europa è aumentato fino al 300%, mentre i ritardi nei trasporti hanno aggiunto tre o quattro settimane ai tempi di consegna.
Dalla Cina all’Europa, tempi da Marco Polo
Secondo i partecipanti al sondaggio, oltre 1.000 aziende, la maggior parte delle quali di piccole e medie dimensioni, i ritardi hanno effetti devastanti. In media, il costo della spedizione di merci dalla Cina all’Europa via mare è più che raddoppiato da dicembre, poiché le navi mercantili devono circumnavigare l’intero continente africano in quasi due settimane invece del Canale di Suez, una rotta molto più veloce sino a ieri disponibile. Si prevede che i problemi della catena di approvvigionamento si intensificheranno il prossimo mese.
Fuori uso i cavi sottomarini Europa-Asia
Quattro cavi di comunicazione sottomarini tra l’Arabia Saudita e Gibuti sono stati messi fuori uso dagli Houthi yemeniti, secondo un report del sito di notizie israeliano Globes. I danni stanno causando gravi interruzioni delle comunicazioni globali Internet tra Europa e Asia, in particolare nei paesi del Golfo e in India. Tra i cavi danneggiati, quello di 25 mila chilometri, dal sud-est asiatico all’Europa, attraverso l’Egitto, che collega da Hong Kong, a Italia e Francia via Egitto. Il cavo in fibra ottica di 15 mila chilometri che mettein comunicazione la Cina con l’Occidente. E il sistema Europe India Gateway.
Danno rilevante e difficile da riparare
“Secondo le stime, la riparazione di un numero così elevato di cavi sottomarini potrebbe richiedere almeno otto settimane e comporterebbe l’esposizione a rischi. Società di telecomunicazioni costrette a cercare aziende disposte a eseguire i lavori di riparazione e pagare un premio di rischio elevato”.
Minaccia drone sottomarino
Le forze navali yemenite avrebbero utilizzato per la prima volta un drone sottomarino di produzione iraniana. La notizia è stata data dal comando delle forze statunitensi, che ha dichiarato di averlo distrutto prima che potesse raggiungere l’obiettivo. Finora gli Houthi avevano usato droni volanti e naviganti in superfice, mai mezzi telecomandati che viaggiano in immersione. Non ci sono dettagli ma dovrebbe trattarsi di un sistema semplice: un megasiluro che resta sott’acqua per circa mezzo metro, lasciando in superficie soltanto un’antenna che serve per pilotarlo via radio.
“Apparati del genere possono essere fermati disturbando le frequenze che li guidano. Salvo che l’ogiva con l’esplosivo contenga un sonar capace di indirizzare autonomamente il siluro nella fase finale dell’attacco”.
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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
27 Febbraio 2024