DI ANTONELLO TOMANELLI
Il modo migliore per ripulirmi l’immagine è andare a «Che tempo che fa», avrà giustamente pensato Chiara Ferragni. Già, perché Fabio Fazio rimane il conduttore ideale per qualsiasi impresa di restyling, anche quella più titanica. Che è proprio il caso della Ferragni, beccata dall’Antitrusta fare beneficenze inesistenti.
Che la serata di ieri avrebbe posto Fazio nell’ormai collaudato ruolo di dispensatore di assoluzioni, lo si era capito già dalla apparizione di Gino Cecchettin. Ha rinnovato i pubblici ringraziamenti alla figlia Giulia per avergli fatto capire cos’è il patriarcato, anche se viene spontaneo chiedersi perché mai dovremmo attendere che un fidanzato geloso ci massacri una figlia per capire cos’è questo patriarcato. Mentre due gigantografie della copertina del suo libro fresco di stampa «Cara Giulia», fatte inquadrare sistematicamente da Fazio, campeggiavano sulle pareti dello studio. Libro che servirebbe a finanziare alcune fondazioni, rigorosamente presiedute dal Cecchettin, che per statuto dovrebbero combattere il patriarcato.
Ma Cecchettin ormai lo conosciamo così, ossia come lui ama narrarsi. E non c’è dubbio che uno come Fabio Fazio rappresenti per chiunque la massima garanzia di non vedersi scalfita qualsiasi narrazione. Quando si va da uno come Fazio, non c’è nemmeno bisogno di accordarsi sulle domande. Qualsiasi domanda del conduttore non metterà mai in discussione ciò che l’ospite ha fatto, detto o scritto. Da Fazio si vince facile, perché nel suo angolo il contraddittorio è qualcosa di impensabile.
Non a caso dopo un po’ è toccato alla Ferragni, che a quel punto ha deciso di strafare. Abbandona il concetto di errore di comunicazione, mai ritenuto credibile, raccontando di essere stata «fraintesa dal pubblico». Già la storiella dell’errore di comunicazione aveva fatto acqua da tutte le parti, figuriamoci ora che dà la colpa al suo pubblico per non aver capito cosa è successo.
In pratica, ecco il nuovo messaggio di Chiara Ferragni: non è che ho sbagliato io a comunicare (già gigantesco eufemismo), siete stati voi a fraintendere. Non avete capito che in realtà io non ho mai promesso alcuna beneficenza mentre pubblicizzavo quei prodotti. Nessuna parola sull’Antitrust, che per prima l’ha fraintesa.
Ma di fronte a uno come Fazio si può arrivare a sostenere anche questo. Lui non avrebbe mai chiesto conto alla Ferragni della decisione dell’Antitrust, né del motivo per cui alcune procure continuano a indagare sul suo operato, né mostrato al pubblico la didascalia che appariva sui panettoni Balocco, che ha spinto qualsiasi acquirente a credere che quei soldi sarebbero serviti alle cure dei bambini ricoverati al Regina Margherita di Torino.
E nemmeno perché da un errore di comunicazione, che comunque aveva visto una assunzione di responsabilità da parte della Ferragni, si è passati a colpevolizzare il pubblico, che avrebbe quindi frainteso in decine di milioni.
Nessun prete arriverebbe ad essere indulgente quanto Fazio. Anche se è chiaro che nessuno va da lui per confessarsi. Ma ormai accomodarsi sulle confortevolissime poltrone di «Che tempo che fa» ha maggior risonanza di un’udienza papale. E questo, una come Chiara Ferragni, che scema non è, l’ha capito alla perfezione.