NIENTE CARCERE PER LA SOLDATESSA USA

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

I suoi genitori lo avevano autorizzato a passare un sabato sera in discoteca con gli amici. Ma per scongiurare il rischio di incidenti gli avevano imposto una condizione: che non salisse su alcuna auto. Invece, al 15enne Giovanni Zanier l’incidente gli è capitato proprio per aver scrupolosamente seguito le raccomandazioni dei genitori. Alle 2.30 del 21 agosto di due anni fa, tornando a piedi dalla discoteca con un amico, mentre cammina sulla pista ciclabile che costeggia uno stradone di Pordenone, un’auto gli piomba addosso.

Alla guida di quell’auto c’è Julia Bravo, una soldatessa USA 19enne di stanza alla base militare di Aviano. Diversi testimoni l’hanno vista poco prima impiegare un’eternità per accendere il motore e uscire dal parcheggio di un pub, per quanto era sbronza. Poi, in prossimità di una rotonda, i fumi dell’alcol le fanno confondere il pedale del freno con l’acceleratore. Perso il controllo dell’auto, investe in pieno il 15enne, secondo le perizie, alla velocità di 65 km/h, uccidendolo sul colpo.

Incredibilmente, contro una prassi ahimè consolidata, le autorità italiane rivendicano la propria giurisdizione, come peraltro prevede in simili casi la Convenzione di Londra del 1951. Ma il finale è beffardo: per la soldatessa USA due anni e sei mesi di reclusione e sospensione condizionale della pena.

Prima del processo Julia Bravo aveva fatto sì che la compagnia assicurativa risarcisse interamente il danno alla famiglia. Già questo ha fatto scattare l’attenuante comune prevista per chi, dopo aver commesso un reato, si adopera per risarcire il danno.

Ma la ragione di una pena così bassa sta nel non avere il giudice considerato lo stato di ebbrezza della soldatessa. L’alcol test, che aveva riscontrato un tasso alcolemico di oltre quattro volte superiore ai limiti di legge, era stato effettuato due ore e mezza dopo l’incidente. Secondo il giudice, troppo per valutare con ragionevole certezza le reali condizioni della soldatessa al momento dell’incidente. Che tuttavia non potevano che essere peggiori, come intuirebbe anche un bambino di otto anni.

In sostanza, il giudice, anziché applicare alla scocomerata USA il 2° comma dell’art. 589-bis del codice penale (omicidio stradale in stato di ebbrezza, che prevede una pena da otto a dodici anni), ha applicato il 1° (semplice omicidio stradale per violazione delle norme sulla circolazione, che prevede una pena da due a sette anni).

L’imprevisto scatto di orgoglio manifestato dalle autorità italiane nel rivendicare il diritto a giudicare la soldatessa, è stato completamente eliso dalla applicazione di una pena che gli stessi giudici USA, notoriamente severi con gli ubriachi al volante, avrebbero considerato semplicemente ridicola.