DI GIOACCHINO MUSUMECI
SE DICO “PALESTINA LIBERA”
intendo forse dire “a morte Israele?” No.
Intendo dire che la comunità internazionale non può chiudere gli occhi davanti ai soprusi commessi da Israele sui palestinesi. Eppure per più di qualcuno è insopportabile leggere “Palestina Libera” perché l’unico popolo offeso è quello di Israele. Ergo Israele non ha mai commesso errori.
Eppure inspiegabilmente si ha necessità di credere che tutti gli stati democratici allo stesso modo debbano osservare le regole del diritto internazionale senza evocare lo spettro della discriminazione quando si annoti che la politica prevarica con vari metodi il diritto dei popoli.
Il mondo ha sicuramente tante necessità ma, OGGI una di queste, da cui dipende l’equilibrio dell’area medio orientale, è chiarire in che modo alcune lobbies possono orientare le culture di interi paesi e come certe ideologie, seppure illogiche e distorsive, appaiano perfettamente naturali.
Per esempio: se 1200 laureati Ebrei del movimento sionista americano propagandano che non bisogna finanziare l’università di Harward e poco tempo dopo la presidente Claudine Gay si deve dimettere, evidentemente non avevo torto quando scrissi che le università americane sono ricattabili. “Che novità” direte. Ebbene lo è nella misura in cui l’argomento è ignorato se dal peso di questo dipendono indirettamente dinamiche tra popoli nelle regioni medio orientali.
Primo argomento scomodo: se la permanenza di un rettore dipende dalle relazioni coi finanziatori ebrei, questi ultimi potranno sbilanciare interi Atenei verso un immagine di Israele comoda ma lontana dalla verità quanto più vicina al modello divulgato dal dopoguerra. Penseremmo a un immagine giusta perché divulgata da grandi istituzioni, ma lo è veramente?
Secondo argomento scomodo: bisogna chiedersi se al netto delle mostruosità perpetrate contro gli ebrei durante il nazismo, orrori universalmente rigettati, la comunità ebraica, intesa come popolo, sia costituita esclusivamente da buoni. Perché su questo non riusciamo ad ammettere ciò che platealmente vale per tutti? Perché inevitabilmente per il modello descritto sopra, se individuiamo un ebreo effettivamente controverso qualcuno dirà che siamo antisemiti.
Se i buoni sono buoni perché hanno subito torti, perché i palestinesi sono generalmente considerati cattivi nonostante le occupazioni e le ingiustizie a cui si assiste senza mostrare il coraggio necessario per ristabilire l’equilibrio tra popoli le cui relazioni di forza sono quelle intercorrenti tra vespe e calabroni cinesi. Perché dunque i governi di Israele sono sempre buoni e i palestinesi “terroristi” per forza.
Come si risponde alla domanda?
Col terzo argomento scomodo, ma la lingua batte dove il dente duole: non esiste un popolo di soli buoni, può non piacere ammetterlo ma esistono anche ebrei “cattivi”.
Dobbiamo fingere che non esistano?
Direi di no ma il nostro governo finge che sia così’.
1200 laureati ebrei minacciano di bloccare i finanziamenti a un ateneo per ottenere un vantaggio e in Italia non vola una mosca. Se 1200 accademici italiani firmano un documento destinato al ministro Tajani con cui si chiede un completo stop agli accordi di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica in vigore con Israele “con lo scopo di esercitare pressione sullo stato di Israele perché si impegni al rispetto del diritto internazionale come è richiesto a tutti gli stati del mondo”; la nostra compagine di governo si preoccupa e parla di logiche terroristiche o sovversive.
Ma sovversive di cosa : dell’idea errata che lo Stato di Israele non commetta crimini contro i palestinesi?
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Gioacchino Musumeci