DI MARIO PIAZZA
Con i miei piccoli post sono riuscito a farmi appiccicare addosso etichette di ogni genere.
Sono stato chiamato putiniano e antisemita, qualcuno più ottuso di altri è riuscito a darmi persino del razzista, del misogino e dell’omofobo e ogni accusa mi è scivolata addosso come fanno le gocce d’acqua sul dorso di un cigno. Ora sarà la volta del “filo-iraniano”… Sono pronto.
Dell’Iran non mi piace nulla, neppure i tappeti persiani. I decenni trascorsi dal trionfo della rivoluzione khomeinista hanno dimostrato che al peggio non c’è limite, nemmeno quando si parte da un regime atroce e corrotto come quello dello scià di Persia Reza Pahlavi.
In nome dell’estremismo religioso non c’è bassezza che il regime degli ayatollah non abbia compiuto adoperando a proprio vantaggio chiunque gli si avvicinasse, da Yasser Arafat a Barack Obama, appoggiando e finanziando guerre feroci in tutto il Medio Oriente e reprimendo nel sangue qualsiasi opposizione interna fosse essa politica, sociale e religiosa.
Su una cosa soltanto l’Iran ha ragione ed è quella che gli procura seguito e alleanze nella minoranza sciita dell’Islam, nata da uno scisma religioso di oltre mille anni fa ma presente in ogni nazione del Medio Oriente: la pace in quella parte di mondo non è minacciata dall’Iran ma è semplicemente incompatibile con la presenza di Israele, una nazione inventata di sana pianta dall’Occidente per destabilizzare permanentemente un’area geografica che non poteva essere conquistata militarmente.
Nei secoli a venire Israele continuerà ad esistere e con esso la guerra, in Egitto, in Libano, in Siria, in Palestina, in Yemen e ora in Iran. Per uscirne vivi non è alla pace che possiamo puntare ma soltanto a un livello più basso di belligeranza.