DI ALFREDO FACCHINI
Bologna – 21 Aprile 1945 –
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Bologna. E’ l’alba del 21 aprile del 1945. La città si sveglia con il rombo dei carri armati che sfilano sull’asfalto .
La brigata partigiana Maiella, le unità alleate del 2°Corpo Polacco, dell’8a Armata Britannica, della Divisione USA 91a e 34a, i Gruppi di combattimento Legnano, Friuli e Folgore entrano nel capoluogo emiliano senza sparare un colpo.
Nella notte i tedeschi ed i fascisti, su ordine del generale Von Senger, abbandonano la città con la coda fra le gambe.
Più tardi nella mattinata una grande folla si raduna in centro.
Entrano in città le Brigate partigiane Giustizia e Libertà di Montagna e 7a Modena
Le donne bolognesi depongono fiori sul muro esterno del Comune in Piazza Nettuno, chiamato dai fascisti “posto di ristoro dei partigiani”. Davanti a quel muro furono fucilati molti resistenti. Nasce così, in maniera del tutto spontanea, il Sacrario dei Partigiani.
Piazza Vittorio Emanuele II (oggi Piazza Maggiore) è stracolma di cittadini, partigiani, soldati alleati.
A turbare la festa il ritrovamento dei cadaveri di Sante Vincenzi e Giuseppe Bentivogli trucidati e abbandonati ai Prati di Caprara dai fascisti in fuga.
Onorato Malaguti, che in seguito diventa primo segretario generale della camera del lavoro, alla testa di un corteo arriva in piazza, sale su un tavolino: “I nazifascisti sono stati cacciati e non ritorneranno mai più. Ma se Bologna è libera non è così per tutta l’Italia. La guerra deve continuare contro i tedeschi e i fascisti fino alla loro completa sconfitta”.
Lo stesso giorno vengono liberati: Calderara di Reno, Castenaso, Granarolo dell’Emilia, Molinella, Ozzano dell’Emilia, San Giovanni in Persiceto, San Lazzaro di Savena e Sant’Agata Bolognese.
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Alfredo Facchini