UNIVERSITA’ USA: IN ALTRA PARTE DEL MONDO SAREBBE “REPRESSIONE DI REGIME”

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Ormai sembra un vero e proprio bollettino di guerra. Ieri, i manifestanti pro-Palestina hanno preso il controllo di un edificio direzionale della Columbia University di New York, barricando gli ingressi e sventolando bandiere. L’assalto è avvenuto dal campus, dove nessuna delle 120 tende esistenti è stata smantellata. Ricatto dalla Direzione dell’Università: «in preparazione le liste per sospendere gli studenti che non si ritireranno dalla protesta».

Repressione e ipocrisia

Quasi maccartismo di infausta memoria. Un modo pessimo per guadagnare tempo e sperare che la protesta si vada affievolendo. Anche perché la confusione è massima e le manifestazioni hanno, diciamo così, obiettivi diversificati.  Dal ‘cessate il fuoco’ si è passati a richieste politiche più articolate. Fino ad arrivare a chiedere un vero e proprio boicottaggio di Israele, come Stato. Dicendo ‘no’ ai rapporti scientifici e culturali e ai progetti co-finanziati. Insomma, una ‘deriva’ protestataria, che rende tutto più difficile, perché manca un interlocutore politico ‘lineare’. Ma la protesta dilaga lo stesso e ‘contagia’ altre università. Ormai le tende e le barricate fioriscono nei campus di tutti gli Stati Uniti, dal Texas alla Virginia, dalla Californi allo Utah.

“In tutto, finora, sono stati arrestati oltre mille studenti, perché le autorità (il governo federale, cioè Biden) temono che se non si usa subito il bastone, sarà inutile poi offrire qualsiasi carota”.

Casa Bianca gioca d’azzardo

E in questo senso, ricorrendo alle maniere spicce, la Casa Bianca (ispiratrice di qualsiasi politica sulla sicurezza interna) gioca d’azzardo. L’Amministrazione Biden rischia di veder colare definitivamente a picco la residua immagine di ‘decoro’ istituzionale, che le crisi internazionali (gestite male) le avevano lasciato. Questa volta la bacchettata feroce, anche se indiretta, arriva dall’Alto commissario Onu per i Diritti umani, Volker Turk. E riguarda proprio le proteste studentesche, dilaganti in tutta l’America, di cui stiamo parlando. Incapaci di arginare i tumulti, che stanno creando un’atmosfera e un fronte che cominciano ad assomigliare a quelli dell’epoca del Vietnam, i Rettorati si stanno rivolgendo alla polizia. Che ci va giù pesante con i manganelli, gli idranti e gli arresti.

“Così la Costituzione Usa, che mette al primo emendamento il diritto di parola (e di dissenso), secondo i critici viene semplicemente aggirata, con la motivazione della ‘sicurezza pubblica’. E usando la forza in modo spropositato”.

Ancora “doppio standard”

Un ‘doppio standard’ di cui spesso viene accusato il Presidente Biden, che però, questa volta, ha fatto indignare persino la massima autorità dell’Onu per i Diritti umani. Volker Turk ha detto: «Sono preoccupato che alcune delle azioni delle forze dell’ordine in una serie di università, appaiono sproporzionate nel loro impatto». Proseguendo il suo discorso, il diplomatico ha fatto esplicito riferimento agli arresti e alle sanzioni contro gli studenti, avvertendo però, «che non si può confondere la libertà di espressione con l’incitamento all’odio». L’intervento di Turk è giunto, come abbiamo visto, al termine di un periodo di ribollenti tensioni nelle accademie e nei college, con gli studenti e parte del corpo docente sempre più indignati per l’incapacità del governo americano di mettere fine ai massacri di Gaza, facendo tornare a casa tutti gli ostaggi.

Un malessere diffuso

La rivolta delle università non va sottovalutata, perché riflette un malessere molto diffuso, che va al di là della crisi mediorientale. Gaza e la Palestina, però, diventano il collante che riesce a saldare, nella protesta, strati sociali diversificati. E che rischia di avere per Biden un effetto boomerang devastante alle prossime Presidenziali, specie negli Stati ‘oscillanti’, come il Michigan, il Wisconsin o la Pennsylvania. Comunque, a dargli una mano ci ha pensato un ‘alleato’ che (forse) non ti aspetti, quel Mike Johnson, speaker repubblicano della Camera, che ha aiutato la Casa Bianca per i 95 miliardi di dollari di rifinanziamenti militari. Questa volta Johnson ha daeto un’altra volta ragione a Biden, dicendo che quando si superano le soglie della protesta (chi le fissa, lui?) si fa bene a bloccare tutto. Johnson un ‘Rep-Dem’, insomma.

Ma siamo solo ad un inizio

Ma naturalmente non è finita qui, perché l’America è il Paese delle cause spettacolari. Così, gli studenti ebrei hanno chiamato in giudizio la Columbia University, per non essere riuscita a garantire la loro «sicurezza personale» in un clima di crescente antisemitismo.

“Dall’altro lato, le organizzazioni filo-palestinesi hanno promosso un’altra causa, sempre contro la Columbia ovviamente, per l’eventuale lesione del ‘Civil Rights Act’ del 1964. Maccartismo di ritorno, per andare lontano, o la Palestina al posto del Vietnam per generazioni meno lontane”.

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

1 Maggio 2024