DI ALFREDO FACCHINI
Il Pd è un supermercato dove puoi trovare di tutto. Fino a l’altro ieri anche tipi come Tommaso Cerno: ex senatore Pd, ex direttore L’Espresso, ex condirettore La Repubblica.
Messa così sembrerebbe uno di sinistra. Oggi è il direttore di questa roba qui. <<Gran Budapest Hotel>>, dedicato a Ilaria.
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Si, sul Il Tempo di Antonio Angelucci, detto Tonino: imprenditore, editore e parlamentare. Dalle elezioni politiche del 2008 è stato eletto per quattro volte deputato, prima nelle liste de Il Popolo della Libertà, poi di Forza Italia e infine della Lega.
Una carriera folgorante.
Ex portantino dell’ospedale San Camillo di Roma, ora è il re delle cliniche private. Ha un fatturato da 148 milioni di euro l’anno, ma il 94% dei ricavi proviene dal Servizio sanitario nazionale.
Come editore possiede tre giornali di estrema destra: Libero, Il Giornale, Il Tempo. Aspira a comprare anche l’agenzia giornalistica dell’Eni, l’Agi.
Tornando a l’ex di tutto, Cerno Tommaso: no, non è passato al nemico. Appartiene più semplicemente a quella generazione fluida di quarantenni senza fissa dimora morale. Figli del berlusconismo, dei furbetti del quartierino, del turbo-capitalismo.
Dove l’appartenenza è stata sostituita con il “particulare”: o io o te. Allora per gareggiare ogni travestimento è lecito. Vale tutto.
Per dire nel 1995 Cerno si candida senza successo alle elezioni comunali di Udine con Alleanza Nazionale, ex MSI. Allora che fa? Si cambia d’abito per fare l’assistente del vicesindaco di Udine, del PDS.
Sono tipi così. Impostori. Come direbbe il Guicciardini: Franza o Spagna purché se magna. Renzi docet.
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Alfredo Facchini