DA REDAZIONE
Dalla redazione di REMOCONTRO –
«Colpevole per tutti i 34 capi di imputazione». L’ex presidente: «Processo farsa, lotterò». Staff di Biden: «Nessuno è sopra la legge». Efficace sintesi Ansa di un mezzo terremoto politico-giudiziario americano le cui conseguenze finali potrebbero riverberarsi sul futuro del mondo con un Trump presidente Bis.
«Guilty», colpevole
‘Guilty’, colpevole per tutti i 34 capi di imputazione: Donald Trump è rimasto impassibile alla lettura dello storico verdetto raggiunto all’unanimità dopo due giorni di camera di consiglio dai 12 membri della giuria sul caso pornostar, aggrottando le sopracciglia solo quando il giudice Juan Merchan ha chiesto ufficialmente alla giuria se quella fosse la sua decisione, racconta per l’Ansa Claudio Salvalaggio.
Sono innocente e tornerò presidente
«Sono un uomo innocente», il primo commento del tycoon fuori dall’aula, dove ha annunciato che ‘continuerà a combattere’. «Il vero verdetto sarà il 5 novembre», ha aggiunto, riferendosi all’ Election Day. Ma potrà essere ancora lui uno dei candidati presidente? L’avversario Biden concede: «C’è un solo modo per tenere Donald Trump fuori dallo Studio Ovale: andare alle urne».
Primo ex presidente condannato, primo neo presidente pregiudicato?
“Trump diventa così il primo ex presidente americano condannato in un processo penale e anche il primo candidato presidenziale a correre come pregiudicato, uno status che comunque non gli impedisce di essere eletto e fare il ‘commander in chief’.”
L’affetto sulla campagna elettorale
Da vedere l’effetto sulla campagna elettorale, in un duello che potrebbe essere deciso da poche migliaia di preferenze negli stati in bilico: secondo i sondaggi una fetta di elettori moderati e indipendenti non è disposto a votare un ‘nominee’ condannato. Intanto il suo social Truth è crollato in Borsa nelle contrattazioni dell’ultima ora.
Per il colpevole, resta da decidere la condanna
La pena sarà stabilita in un’udienza fissata per l’11 luglio, alla vigilia della convention repubblicana che lo incoronerà candidato per la Casa Bianca, probabilmente non senza qualche imbarazzo. La condanna potrà variare da un massimo di 4 anni di carcere, ai ‘servizi sociali’ difficili da immaginare, ad una multa che nel suo caso potrebbe essere molto molto salata.
“Carcere improbabile perché è anziano (anche se non gli piace sentirselo dire) ed incensurato, oltre alle complicazioni logistiche di dover prevedere agenti del Secret Service in prigione per difenderlo. Comunque a piede libero, e forse alla Casa Bianca, in attesa della sentenza di appello”.
DETTAGLI, VALUTAZIONI E COMMENTI
Verdetto veloce
Il verdetto è arrivato dopo due giorni di camera di consiglio in cui i giurati avevano chiesto la rilettura di alcune istruzioni del giudice e di alcune testimonianze, tra cui quella di Michael Cohen: segno che qualcuno aveva dei dubbi o voleva approfondire, ma alla fine è stata raggiunta l’unanimità richiesta, evitando il rischio di uno stallo e di un annullamento del procedimento.
Trump era accusato di 34 capi di imputazione per aver falsificato altrettanti documenti contabili della sua holding per occultare i 130 mila dollari pagati alla pornostar Stormy Daniels perché non rivelasse durante la sua precedente campagna elettorale del 2016 la notte di sesso che aveva avuto con lui dieci anni prima.
Soldi pagati dal suo ex avvocato tuttofare Michael Cohen – reo confesso già condannato per vari reati, diventato testimone chiave dell’accusa – e poi rimborsati come spese legali fittizie, violando anche la legge sui finanziamenti elettorali e quindi l’integrità del voto.
Complotto e insabbiamento
«Complotto per corrompere le elezioni del 2016, ‘Insabbiamento per nascondere il complotto e mascherarlo falsificando i documenti aziendali», aveva accusato il pm nella sua requisitoria. «I documenti non sono falsi, Trump è innocente, non aveva alcuna intenzione di truffare, aveva sostenuto la difesa, dopo aver cercato di minare la credibilità sia di Cohen che di Stormy Daniels, dipinti come «due mentitori mossi dalla sete di denaro, fama e vendetta».
Da Carroll a Stormy, fattore donna contro il tycoon
“Il processo per il caso pornostar rischia di far perdere a Donald Trump – secondo alcuni analisti – altri voti dell’elettorato femminile e quindi la Casa Bianca, mentre i sondaggi lo danno ai minimi in quella fascia demografica.”
Dettagli imbarazzanti
Il processo, iniziato oltre un mese fa, è stato teso, con Trump silenziato da un ‘gag order’ per i suoi ripetuti attacchi a giudice, procuratori e testimoni. Non sono mancati i colpi di scena e i particolari piccanti. Come quando la pornostar ha raccontato la fugace notte di sesso in una suite d’albergo durante il torneo di golf a Lake Tahoe. Con Trump deriso dall’attrice hard per il suo pigiama da Hefner (il fondatore di Playboy) e sculacciato con la rivista dove si era appena vantato di essere in copertina, prima di consumare «nella posizione del missionario» il tradimento di Melania, all’epoca in dolce attesa di Barron.
Non l’unico, come dimostra l’altro affair quasi contemporaneo evocato in aula con la coniglietta di Playboy Karen McDougal, anch’esso messo a tacere con i soldi.
Trump lancia una raccolta di fondi, il sito va in tilt
Poche ore dopo la sentenza a New York il sito utilizzato dalla sua campagna per le donazioni, ‘Winred’, è andato in tilt per l’eccesso di traffico. «I nostri sono al lavoro per riparare il questo” si legge sul sito che, evidentemente, è stato inondato dalle donazioni dei sostenitori del tycoon galvanizzati dalla sua richiesta di ‘continuare a lottare’». E la campagna presidenziale del tycoon ha annunciato che terrà un discorso alle 11 (le 17 in Italia), dalla Trump Tower.
Se nuovamente presidente, “non potrà perdonarsi”
“Gli analisti segnalano che se Trump fosse eletto presidente a novembre avrebbe ampi poter per perdonare persone condannate per crimini federali, ma nessuna autorità sul caso che più lo coinvolge direttamente: il verdetto di colpevolezza a New York per aver comprato il silenzio della pornostar Stormy Daniels a scopi elettorali. Solo il governatore dello stato di New York, la democratica Kathy Hochul, avrebbe il potere di passare un colpo di spugna sul parere dei 12 giurati di Manhattan, e questo al momento sembra altamente improbabile.”
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Articolo dalla redazione di
31 Maggio 2024