Appello senza dietrologie

DI LEONARDO CECCHI

LEONARDO CECCHI

 

È un appello sincero quello che rivolgo alla Presidente, senza dietrologie.
Si fermi su questa follia dell’Autonomia differenziata. Nel suo partito non solo ha messo la parola “Italia”, ma richiama all’inno nazionale. Eppure sta facendo segnare un gol a un partito (morente, finito, così disperato da alzare le mani su colleghi parlamentari che si oppongono alla riforma!) che si aggrappa a questa bruttura per provare a tirare a campare. Per far guadagnare alla Lega un centomila voti, si scarica su un Paese di 59 milioni di cristiani una sfilza di problemi che ci trascineremo per decenni.
Perché questa non è una classica legge-marchetta fatta per compiacere una categoria. Non è un condono, un regalino a questa a quella corporazione: è una riforma devastante da cui tornare indietro sarà complicatissimo. Una riforma che svuoterà il Sud, dove il welfare è già azzoppato, aggravando scuola, sanità, infrastrutture, cultura e molto altro. Ma manderà in tilt anche il Nord, che da un giorno all’altro vedrà un esodo di meridionali legittimamente in fuga da una terra dove i servizi essenziali arriveranno a livelli extra-ue. Perché sa lei come so io e qualunque persona con un po’ di sale in zucca che la storia dei “LEP” (livelli essenziali prestazioni) minimi sui servizi che ci state dicendo dovranno essere garantiti dalle regioni diventate autonome sono una enorme, eclatante, immensa pagliacciata. Non li rispetterà nessuno. Perché non basta una norma per creare un servizio in Italia. Mai.
Vedrà che questa roba farà danni enormi anche a lei.
Quando la gente inizierà a collassare in ospedali che vanno a pezzi, quando non ci saranno soldi per la scuola, i meridionali daranno a lei la colpa. E lo stesso per chi al Nord vedrà le liste d’attesa quintuplicate causa esodo.
Si fermi, lì fermi.
La rielezione di quattro deputati leghisti non vale l’unità nazionale.
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Leonardo Cecchi