DI MARINO BARTOLETTI
Dopo sei giorni di emozioni e di gioie incredibili (non del tutto inattese per la verità, ma meravigliosamente concentrate e quasi “artisticamente” distribuite fino a creare un pathos finale da brividi), voglio fare una riflessione sui Campionati Europei d’Atletica, partendo da questa foto. E’ quella del trionfo di Stefano Mei, l’attuale presidente federale, proprio agli Europei di Stoccarda del 1986 (davanti ad altri due azzurri, Cova e Antibo). Lui aveva 23 anni: nessuno dei medagliati di questi giorni era ancora nato.
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L’atletica, allora, viveva di straordinarie (ed entusiasmanti) fiammate. Così era stato prima e così sarebbe stato dopo. Ora, grazie anche a lui (che certamente non ha ignorato la semina di chi l’ha preceduto), è diventato un movimento non solo vincente, ma solido, programmato, “contemporaneo”, inclusivo: insomma un esempio sportivamente e socialmente impagabile!
Non sempre un atleta-campione è stato un grande dirigente. Stefano sì. Io vorrei che l’Italia assomigliasse all’atletica che è nata attorno alla sua grinta, alla sua modernità, alla sua capacità organizzativa, al suo coraggio e alla sua voglia di guardare avanti.
Le medaglie sono il meno. Il sorriso dei nostri ragazzi sono il vero, contagioso regalo più bello che potessimo ricevere.
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Marino Bartoletti