Esporre il Tricolore non è mai una provocazione

DI LENARDO CECCHI

LEONARDO CECCHI

 

No, Presidente Meloni: esporre un Tricolore non è una “provocazione” come ha detto ieri.
Dietro quella bandiera c’è una storia lunghissima e fatta di tanti sacrifici.
C’è la storia popolo che si è riscattato più volte, con l’indipendenza e la rottura del giogo straniero prima e la liberazione dal nazifascismo poi.
C’è la memoria di tanti ragazzi, tanti uomini e tante donne che hanno dato la vita in oltre un secolo e mezzo. Che c’hanno creduto per davvero in quella bandiera e che, a differenza di alcuni nostri contemporanei, potevano dirsi patrioti a fatti, non a parole.
Quella bandiera non è mai stata e non sarà mai una provocazione, se non per chi è antinazionale. Per chi vuole sfasciare l’Italia, disunirla per tatticismi spiccioli, piccini; per chi in pieno spirito guicciardiniano è ben disposto a mettere in discussione centosessant’anni di storia per rimanere un po’ di più al potere e contestualmente farci rimanere – è il caso di dirlo – la propria famiglia, il proprio clan, in barbaro metodo.
Lei svende la nostra storia e chiama provocatori quelli si oppongono sventolando il Tricolore.
Si faccia un esame di coscienza e cambi nome a quello che oggi non è più un partito, ma all’evidenza del poco peso che dà ai nostri simboli nazionali un brand di fast fashion vuoto di significato e fatto per acchiappare voti facili. Perché un vero patriota non si sognerebbe mai, e dico mai, di dire che la bandiera sventolata per fermare una secessione istituzionale è una provocazione.
Mai.
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Leonardo Cecchi