Il G7 sequestra gli asset russi in Europa

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Se c’è un punto su cui l’ultimo G7 ha espresso identità di vedute, è la questione degli asset russi, in gran parte depositati presso Euroclear, un gruppo finanziario con sede a Bruxelles, costola della americana J.P. Morgan, che ha sede a New York. Si parla di 300 miliardi di Euro quasi interamente appartenenti alla Banca Centrale della Federazione Russa, che come tanti altri Stati sovrani aveva deciso di investire in Europa.

Chi è in rotta con Mosca utilizza un linguaggio accorto: gli asset russi sarebbero «congelati». In realtà, viene in mente altro termine, visto che la banca centrale russa quei depositi non se li potrà più riprendere.

Al G7 si è deciso che 60 miliardi verranno prestati ad un soggetto privo della benché minima solvibilità, l’Ucraina. Ma la restituzione verrà garantita proprio dai frutti di quegli asset, ossia gli interessi, che dovrebbero aggirarsi intorno ai 3 miliardi di Euro l’anno. Nel frattempo, quei depositi rimangono formalmente di proprietà della banca centrale russa, anche se ormai se li può scordare. Il congelamento è un termine utilizzato soltanto per edulcorare una appropriazione indebita.

Lo scopo, almeno quello dichiarato, è utilizzare quel tesoro russo per ripagare i danni di guerra sofferti dall’Ucraina. Per alcuni si tratterà di una giusta soluzione. Altri sanno bene che l’iniziativa è tra le più temerarie che si ricordino, perché si traduce nella violazione di una delle più antiche norme di diritto internazionale consuetudinario, espressa nel brocardo latino «par in parem non habet iudicium». Tradotto: il principio dell’eguaglianza sovrana degli Stati impedisce a qualsiasi Stato di giudicare i comportamenti di un suo pari senza il suo consenso.

Di qui l’immunità di qualsiasi Stato dalla giurisdizione civile, che invece legittimerebbe un giudice ad aggredire i beni dello Stato straniero per rifondere i danni da lui provocati. Ciò significa che i beni di uno Stato non possono essere aggrediti da nessuno. Beninteso, quando si verte su comportamenti riconducibili allo Stato come ente sovrano, non quando si deve giudicare su questioni di diritto privato o commerciale, come un semplice inadempimento in forniture o un licenziamento illegittimo (i cosiddetti atti iure privatorum).

La questione fu affrontata nella diatriba tra Italia e Germania, sui risarcimenti agli eredi delle vittime dei crimini di guerra commessi dalla Wehrmacht su suolo italiano nel periodo 1943-1945. A partire dal 2004, la Germania si era allarmata per alcune sentenze emesse dalla magistratura italiana, che negandole l’immunità dalla giurisdizione civile in presenza di crimini efferati, per rifondere quelle famiglie aveva autorizzato il pignoramento dei conti correnti delle DB Bahn, le ferrovie tedesche, e addirittura di Villa Vigoni, il centro di alta cultura tedesca costruito sul lago di Como.

La Germania chiese l’intervento della CIG (Corte Internazionale di Giustizia), che con una sentenza del 2012 stabilì che la regola dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione civile è talmente sacra e inviolabile che non arretra neppure di fronte ai crimini più turpi, quando si parla di risarcimenti. Altra cosa è la condanna penale di singoli individui per crimini di guerra, perché lì non c’è immunità che tenga.

Oggi un gruppo di Stati ha in sostanza deciso che la regola secolare dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione civile non vale per la Russia. Quindi, quei 300 miliardi si possono utilizzare. Il tutto nonostante le posizioni della CIG, che confliggono pesantemente con una simile iniziativa.

Ma la cosa folle è che qui non è stato un tribunale a decidere se e come quelle somme potranno essere utilizzate. Cosa che comunque un tribunale non potrebbe fare, vista la chiara presa di posizione della CIG. Insomma, al G7 è stata presa una decisione che nemmeno un tribunale potrebbe prendere.

Senza poi contare le eguali contromisure che la Russia certamente adotterà nei confronti degli asset occidentali giacenti nelle banche russe, nella stragrande maggioranza proprio europei. Ma con un precedente del genere, quali Stati continueranno a depositare le proprie riserve in banche europee, sapendo che le regole internazionali non valgono più? A vantaggio di chi andrà questa sciagurata decisione, che non potrà che condurre ad una generale svalutazione dell’Euro?

Antonello Tomanelli