“Putin non vuole la pace, vuole la resa”

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Sentir dire una frase così dalla più-amata-dagli-italiani ha gettato lo scompiglio nelle mie conoscenze politiche, storiche e linguistiche.
Quando poi la stessa frase è stata ripetuta non solo dal bocchino di turno ma anche da un paludato storico professionista come Paolo Mieli non ho potuto fare a meno di approfondire e ho scoperto, udite udite, che nella storia del mondo mai nessuna guerra è finita senza che una delle parti in causa si arrendesse.
In guerra non vince chi ha ragione, vince il più forte e il più debole si arrende ma ci sono tanti modi diversi di arrendersi. La II guerra mondiale è finita quando Germania e Giappone sono state annientate militarmente e quella in Vietnam è finita quando un paese lontano 14.000 chilometri dai campi di battaglia ha smesso di alimentarla.
In entrambi i casi a dare le carte erano gli Stati Uniti, un paese che dei suoi 248 anni di storia ne ha passati 241 in armi contro qualcuno e mai, neppure un giorno, ha combattuto sulla propria terra. Eh sì, perché quando sterminavano i Pellerossa quella terra verso la costa del Pacifico mica era loro, e neppure il Texas e la California che appartenevano al Messico schiantato dalle truppe di Abramo Lincoln. Quando le terre appartenevano a qualcuno più solido militarmente invece le compravano, la Louisiana dalla Francia, la Florida dalla Spagna, l’Alaska dalla Russia.
Gli equilibri mondiali sono nel frattempo cambiati ma l’espansionismo americano territoriale e politico è rimasto lo stesso, peccato che ad opporsi non siano più gli Apaches e i Peones ma due potenze nucleari come Russia e Cina. Per questo l’Ucraina dovrà arrendersi, per questo Zelensky dovrebbe preoccuparsi di cosa riuscirà a conservare invece di cosa dovrà cedere e non basteranno tutte le chiacchiere del G7 pugliese a cambiare le cose.
Si arrenda subito, per fermare il massacro e prima che sia troppo tardi.
.
Mario Piazza