DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
Il ministro degli esteri israeliano annuncia la ‘guerra totale’ ad Hezbollah mentre le commissioni esteri di Camera e Senato Usa -rivela il Washington Post-, hanno dato il via libera alla vendita di Armi a Israele che comprende 50 jet F-35 per un valore di oltre 18 miliardi di dollari.
Il ministro dichiara guerra
Il Ministro degli Esteri, Israel Katz, ha dichiarato che una decisione su una ‘guerra totale’ contro Hezbollah è imminente, mentre il britannico Guardian riferisce che «i generali israeliani hanno annunciato di avere già definito tutti i piani di attacco in Libano». Lo stesso giornale scrive che il governo di Tel Aviv avrebbe deciso di intervenire, perché ormai la situazione del fronte nord è diventata insostenibile. Un drone da ricognizione di Hezbollah ha sorvolato Haifa, diffondendo poi immagini di siti ‘sensibili’. Gli israeliani hanno interpretato questa mossa come un’aperta minaccia e l’hanno presa sul serio. Anche perché Hezbollah ha i mezzi offensivi per colpire a distanza. La Casa Bianca teme l’irreparabile e sta esercitando (da tempo) pressioni, per evitare che le forze armate di Tel Aviv si lancino all’assalto, ma intanto continua ad armare pesantemente Israele.
L’America in Libano
Ieri, a Beirut, c’era Amos Hochstein, l’inviato speciale del Presidente Biden per il Medio Oriente. Incontrando esponenti politici libanesi, ha detto che «la situazione è grave». Gli ha fatto eco il Segretario di Stato, Antony Blinken, il quale ha ribadito che «c’è uno slancio potenziale nella direzione di un conflitto tra Israele ed Hezbollah». Il responsabile della politica estera americana, ha voluto precisare che «nessuna delle due parti sembra volere uno scontro allargato, ma che tuttavia esistono le condizioni per un’escalation, la possibilità di sbagliare i calcoli». La situazione è precipitata dopo l’assassinio ‘mirato’ di un comandante della milizia sciita la scorsa settimana. La reazione di Hezbollah è stata furibonda e, in 48 ore, sono stati sparati più di 300, tra razzi e missili, sull’Alta Galilea. La stagione secca, le alte temperature e la caduta di ordigni incendiari hanno scatenato delle ‘tempeste di fuoco’, che hanno distrutto boschi e coltivazioni.
“Tutta la popolazione israeliana residente nell’estremo nord della Galilea, nella fascia al confine con il Libano, è praticamente sotto tiro. Tanto che il governo israeliano ha deciso di evacuare ben 60 mila residenti, non essendo in grado di garantire la loro sicurezza.”
Hezbollah, la rivolta sciita
Hezbollah, fa parte dell’«Asse di resistenza» organizzato dall’Iran nella regione e i suoi attacchi transfrontalieri sono diventati pressoché quotidiani, dopo il 7 ottobre. Il loro capo, lo sceicco Nasrallah, chiede la fine immediata delle ostilità nella Striscia di Gaza. In pratica, chiude il cerchio assieme ai gruppi islamici che combattono in Irak, in Siria e agli Houthi yemenitl. Jonathan Spyer, direttore del ‘Middle East Center fo research and analysis’, calcola che, tra ottobre e febbraio, solo le milizie siro-irakene abbiano condotto almeno 170 attacchi contro le truppe americane e i loro alleati. Ma nel caso di Hezbollah il discorso è diverso. Israele esita a intervenire, perché conosce la portata dei possibili contraccolpi militari. Gli Stati Uniti, invece, temono la catastrofe geopolitica che ne deriverebbe.
Libano d’azzardo già nel 2006
Tutti gli esperti sono concordi nel ritenere un’invasione del Libano un vero azzardo per gli israeliani. L’«Institute for Nations security studies», un think tank con sede a Tel Aviv stima che il gruppo abbia 200 mila razzi e missili, comprese munizioni a guida di precisione, in grado di colpire obiettivi in Israele, con un errore di pochi metri. Hezbollah dispone anche di missili, come i sistemi Fateh-110 e M-600, che potrebbero raggiungere anche le città centrali del Paese. Il gruppo vanta una forza di terra compresa tra «50 mila e 100 mila combattenti», scrive il Wall Street Journal. Strategicamente, gli israeliani dovrebbero invadere il sud del Libano, una fascia di sicurezza che arrivi al fiume Litani, obiettivo mancato nel 2006. Un intervento impegnativo, perché, dicono gli esperti, per garantirne l’efficacia bisognerebbe occupare il territorio. Altro grosso problema, sia in termini militari che sul piano del diritto internazionale, un terreno sul quale lo Stato ebraico ha già i suoi grattacapi.
Libano da rubare fino al fiume Litani
“C’è un altro capitolo di questa storia, di cui ancora nessuno parla in Occidente, ma che viene denunciato, con grande evidenza, dal quotidiano israeliano Haaretz. Una parte degli estremisti di destra israeliani (i ‘messianici’), che ha solide sponde nel governo (Smotrich, Ben-Gvir) vorrebbe addirittura annettersi il Libano meridionale. Per fare il ‘Grande Israele’. Solo che, di questo passo, finiranno per distruggere la natura stessa di Israele.”
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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
19 Giugno 2024