Usa-Israele: le superbombe da strage litigate e la denuncia Onu

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Netanyahu e Biden litigano per il ritardo nella fornitura delle superbombe di una tonnellata, quelle da strage. Mentre, dall’altro lato, la Casa Bianca riesce a sbloccare uno stanziamento di 18 miliardi di dollari, destinati all’acquisto di caccia F-15 da parte dello Stato ebraico. Contraddizione e prova di una politica estera americana schizoide.
Intanto il rapporto della commissione d’inchiesta delle Nazioni unite accusa Israele di crimini di guerra (superbombe crimini voluti), e Hamas di omicidio e presa d’ostaggi.

Le superbombe da strage litigate

La ‘querelle’ sulle armi riguarda, in particolare, un tipo di bomba: la GBU-31 da duemila libbre (quasi 1 tonnellata) di alto esplosivo. Utilizzare quest’arma dell’apocalisse in un ambiente urbano, come a Gaza, significa sterminio assicurato. E, infatti, il numero delle vittime palestinesi parla chiaro (oltre 37mila). Quando l’attacco dell’IDF nella Striscia ha preso le dimensioni di un’ecatombe, a Washington è cominciata ‘una riflessione’. Accelerata, dall’apertura del procedimento della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja contro Israele. Infine, quando Netanyahu, nonostante il parere contrario di Biden, ha deciso di assaltare Rafah, si è deciso di frenare le consegne.

Stop superbombe, ma tutte le altre sì

Sono stati congelati gli invii delle superbombe, mentre sono continuati quelli di ordigni solo un po’ meno catastrofici. E questo con l’intenzione di evitare inutili stragi, anche se poi sappiamo tutti com’è andata a finire nell’area di Tal al-Sultan. La decisione degli Stati Uniti ha fatto arrabbiare Netanyahu, che ha attaccato l’Amministrazione Biden usando parole forti. In un video, diffuso sulla piattaforma X, il premier ha detto che «è inconcepibile che, negli ultimi mesi, gli Stati Uniti abbiano rifiutato armi e munizioni a Israele». E ancora, parafrasando Winston Churchill, ha aggiunto: «Dateci gli strumenti e finiremo il lavoro». La sparata di Netanyahu ha sollevato reazioni indignate alla Casa Bianca, anche perché, finora, il Presidente Usa si è esposto ripetutamente a favore dello Stato ebraico. Lo stesso suo inviato in Medio Oriente, Amos Hochstein, lo ha detto in faccia a Netanyahu: «Hai sbagliato e a Washington sono molto arrabbiati».

“Ma intanto il Dipartimento di Stato ha cercato di gettare acqua sul fuoco, con Blinken che ha promesso di superare ‘le strozzature’ negli approvvigionamenti di bomba da sganciare su Gaza, o presto sul Libano.”

Indagine Onu sui Diritti Umani violati

Ieri, il britannico Guardian ha dedicato un articolo ad un’indagine dell’Ufficio per i Diritti umani. Il titolo è eloquente: «L’uso di bombe pesanti da parte di Israele solleva serie preoccupazioni in relazione alle leggi di guerra». Secondo la France Press, che fornisce chiarimenti sul rapporto, in sei attacchi israeliani a Gaza, c’è il sospetto che siano state usate «superbombe da una tonnellata su edifici residenziali, una scuola, campi profughi e un mercato». Il rapporto dell’OHCHR, suggerisce che la serie di attacchi israeliani «abbia violato ripetutamente i principi fondamentali delle leggi di guerra». Secondo la Reuters, il capo della Commissione d’inchiesta Onu, Navi Pillay, in una riunione a Ginevra ha dichiarato come sia stato scoperto che «l’immenso numero di vittime civili a Gaza e la diffusa distruzione di beni e infrastrutture, fosse il risultato inevitabile di una strategia intenzionale per causare il massimo danno». Pillay ha definito l’entità delle perdite palestinesi «equivalente a uno sterminio».

Massacratori coscienti e armieri complici

Certo, si tratta di valutazioni che contribuiscono a mettere in agitazione la Casa Bianca, anche se, come abbiamo già avuto modo di far notare, non cambia in alcun modo la strategia di «sostegno incrollabile» (o complicità) a Israele voluta da Biden. L’ultimo episodio è il più emblematico ed è assolutamente indicativo. Si riferisce alla vendita a Israele, ‘sotto traccia’, di caccia-bombardieri. Ecco cosa rivela il Washington Post: «Due importanti esponenti democratici, alla Camera e al Senato, hanno firmato un’importante vendita di armi a Israele, tra cui 50 aerei da combattimento F-15, per un valore di oltre 18 miliardi di dollari. Tutto questo, dopo avere affrontato forti pressioni dell’Amministrazione Biden e dei sostenitori filo-israeliani, per consentire la transazione. La decisione, che non era stata resa pubblica in precedenza, sottolinea il forte desiderio di Washington di continuare il flusso di armi verso Israele, nonostante le preoccupazioni dei membri più giovani del Congresso».

Insomma, Biden ufficialmente ‘congela’ la consegna delle superbombe a Netanyahu. Ma, contemporaneamente, gli vende gli aerei per poterle continuare a sganciare in futuro. No comment.

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

20 Giugno 2024