Europei di calcio 2024 – Uno Tsunami sugli azzurri, Donnarumma evita l’umiliazione

DI MAX RIGANO

REDAZIONE

 

È stato un massacro tattico e tecnico. L’Italia perde, a causa di un autogol, la sfida con le furie rosse, ma se lo score registra una sconfitta di “corto muso” lo si deve solo al nostro numero uno, che sfoggia una prestazione da fuoriclasse, con almeno sette interventi decisivi che impediscono agli iberici di oltrepassare la linea di porta.

Praticamente non c’è mai stata partita. L’asse destro degli azzurri fa acqua da tutte le parti:
Di Lorenzo non vince un contrasto contro Williams che avanza come e quando vuole. Non va meglio a sinistra con Yamal, sedici anni, che ridicolizza Di Marco il quale non riesce a contrastarlo. Per fortuna almeno su quel versante, i raddoppi funzionano grazie anche a Calafiori o Bastoni, che limitano i danni.

A centrocampo Rodrigo e Pedri avanzano come la testuggine di una falange romana, travolgendo Barella e Jorginho sistematicamente aggrediti in fase di possesso e superati al doppio della velocità senza palla. Le sofferenze arrivano anche per l’incapacità di Scamacca di allungare la squadra e tenere la palla per fare risalire gli azzurri.
È l’intero assetto comunque a non funzionare, perchè la squadra di Spalletti è lenta e prevedibile mentre gli spagnoli fanno correre la palla. Due tocchi al massimo che possono diventare tre solo quando si avvicinano alla porta.
I numeri sono impietosi: 57% di possesso palla per gli spagnoli, 12 tiri a 1 a loro favore, 25 dribbling riusciti contro cinque degli azzurri. È la somma di tutte le volte che Williams ha messo la freccia sbertucciando Di Lorenzo, perennemente saltato, come saltata pare essere la partita per i nostri giocatori che sembrano non essere riusciti a scendere in campo.
Ieri sera abbiamo assistito all’inettitudine di una categoria, quella della pelota nostrana, incapace d’investire sui giovani, e su una cultura di gioco. Cultura significa impegno, studio, abnegazione, sofferenza, cattiveria; significa sputare sangue in campo. Ieri sera invece il numero dei palleggi degli spagnoli era equipollente al numero dei tatuaggi dei nostri baldi azzurri, che trascorrono il loro tempo libero dai tatuatori anziché a studiare movimenti e tecnica in campo e sui libri.

Il risultato è il fallimento cui abbiamo assistito con la porta quasi immacolata solo perché un fuoriclasse in porta ce l’abbiamo, anche se Donnarumma con la palla al piede nelle ripartenze dal basso non pare essere lo stesso che sta dentro i pali.

A fine incontro Spalletti ha detto che per capire come andrà con la Croazia “bisognerà vedere come ci arriveremo”.

Una dichiarazione di resa, contro una squadra che da sempre ci è ostica, e che tende ad appiattire il morale della squadra. Con Conte o Ancelotti certe affermazioni non le sentiremmo. Conte avrebbe fatto svegliare la squadra, la mattina dopo la partita, alle 6.00 e li avrebbe voluti sul campo ad allenarsi alle 7.00 in punto.

Se vuoi vincere devi sputare sangue. Oggi a Napoli infatti si dice “Ammafaticà”.

Inutile accanirsi comunque: alcuni nostri giocatori sembrano, per stile fashion ed eleganza, dei Big – Jim nostrani; manca solo profumino di lavanda. Nel calcio di una volta, quello dei Tardelli, dei Benetti, dei Gattuso sentivi scorrere il sangue ad incontro non ancora iniziato. Chiedere a Gianni Rivera aggredito a centrocampo in un famoso Juve Milan al terzo secondo del primo tempo. Pronti via e la corrida aveva inizio.

Altri tempi, comunque. Oggi conta quale sia l’ultimo tatuaggio o l’ultimo taglio fatto dal barbiere e con quale colore.

Sic transit gloria mundi..

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Max Rigano