Addio Françafrique: il Niger, cacciati i militari, ora si prende l’uranio

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Dopo i militari, l’uranio. La cacciata della Francia dal Niger non si ferma. Il 20 giugno, la francese ‘Orano’ ha annunciato la revoca del permesso di sfruttamento della miniera di Imouraren, la cosiddetta «miniera del futuro». Per «Bloomberg» l’agenzia nucleare russa Rosatom sarebbe già pronta a subentrare

“Miniera del futuro” francese al passato

Scoperta nel 1966 e soprannominata ‘la miniera del futuro’, Imouraren è tra le miniere di uranio più ricche al mondo, con riserve stimate di 200mila tonnellate, precisa Nadia Addezio sul Manifesto. La società francese Orano che possedeva la maggioranza delle quote (64%), aveva ottenuto il permesso di sfruttamento nel 2009. Nel 2015 furono sospesi i lavori preliminari per il disastro di Fukushima e il calo dei prezzi dell’uranio a livello mondiale. I lavori di estrazione erano stati programmati per il 2028, ma molto probabilmente non sarà l’Orano a farlo. Il 19 marzo il ministero delle Miniere nigerine avvertiva che la licenza di sfruttamento sarebbe stata ritirata e consegnata al demanio pubblico, se le attività non fossero iniziate entro tre mesi. E da tre giorni quel minerale d’uranio è di nuovo tutto nigerino, cause internazionali litigando. Con altri soci per estrarlo e lavorarlo.

“Fuga di notizie riportata dalla statunitense Bloomberg, la compagnia nucleare di stato russa Rosatom sarebbe già in contatto con la giunta nigerina per acquisire le attività di estrazione della Orano. Ambizione che l’azienda ha negato, ma che vuol dire poco.”

Addio Françafrique, e rottura ad occidente

Il Niger, dal rovesciamento del presidente Mohamed Bazoum con il golpe del 26 luglio 2023 vive una fase di fermento anti francese. Come il Mali ad agosto 2022 e il Burkina Faso a febbraio 2023, con la smobilitazione dei 1.500 militari francesi, ritiro completato dicembre. Assieme si dissolve il ‘G5 Sahel’, coalizione militare nata nel 2014 per contrastare la violenza jihadista. A gennaio, le giunte di Niger, Mali e Burkina Faso sono uscite dalla Ecowas/Cedeao, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, «sotto l’influenza delle potenze straniere». Ad agosto 2023, fine della cooperazione militare tra Niger e Usa. I militari statunitensi si trovavano nella ‘Base aérienne projetée 101’ di Niamey con i francesi. Ora, anche se in complessi diversi, i loro nuovi vicini sono i russi.

Italia in bilico

A sorpresa, non c’è stato alcun cambio di sede per i 250 militari italiani, dal 2018 sul territorio con la Missione bilaterale di supporto in Niger. L’Italia che si sta facendo portavoce degli interessi dei paesi africani -annota il Manifesto-, col Piano Mattei, ora tentando di coinvolgere i leader africani in consessi occidentali, sembrerebbe essere apprezzata dalla giunta del Niger.

Umiliazione francese, avanzano russi, turchi e cinesi

Parigi si è bruciata due secoli di pesante influenza nell’Africa centro-occidentale e nel Sahel, annota severamente Analisi Difesa. La Françafrique che aveva sostituito l’impero coloniale e aveva resistito alla decolonizzazione degli anni ’60 e alla Guerra Fredda. Ora i Paesi di quell’area stanno aprendo le porte a russi, turchi e cinesi, mentre Parigi è costretta a ridurre al minimo anche le guarnigioni militari presenti in altre nazioni africane. In Ciad (sede del comando dell’Operation Barkhane contro le milizie jihadiste) da mille a 700 militari, in Costa d’Avorio resteranno solo un centinaio dei 900 presenti fino a pochi mesi fa, in Senegal e Gabon rimangono solo cento dei 350 presenti attualmente.

“Solo Gibuti, postazione strategica all’imbocco meridionale del Mar Rosso, sarà il caposaldo francese in Africa dove resteranno gli attuali 1.500 militari. Francia che a Gibuti ha ceduto basi anche a Stati Uniti, Cina e Italia.”

L’Occidente sgradito

Secondo diverse fonti di sicurezza citate dal quotidiano ‘Le Monde’, Parigi sta pensando di condividere basi con le forze statunitensi, anch’esse però in procinto di lasciare Niger e Ciad, e analogamente sgradite e prontamente sostituite. In Burkina Faso, sempre da Le Monde, si sarebbe rafforzata la presenza russa. Secondo l’emittente Radio France Internationale sarebbero già arrivati nella capitale Ouagadougou tra gli 80 e i 120 militari maliani e mercenari russi dell’ex gruppo Wagner, ora integrati nell’Africa Corps sotto il controllo del ministero della Difesa di Mosca. Truppe destinate alla località di Dori, area colpita dai jihadisti del Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani affiliato ad al Qaeda. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che ha recentemente visitato il Burkina Faso ha detto che il numero di istruttori militari russi ‘aumenterà’.

“Guai Ucraina” nel sud del mondo

Il Mali è diventato un importante partner della Russia non solo nel settore militare ma anche nel campo dell’energia solare e nucleare. La costruzione di una centrale solare è iniziata di recente a Sanankorobe, piccola città vicino a Bamako. Il progetto è realizzato da una filiale della società nucleare statale russa Rosatom.

“E Rosatom non è certo stata scelta per caso: ‘voci’ sull’uranio ex francese nel Niger, smentite ma molto molto credibili. La ‘torta gialle, dal colore del minerale lavorato, che ha avuto momenti di dubbia notorietà nell’inganno Usa delle ‘armi di distruzione di massa’ di Saddam.”

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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

23 Giugno 2024