Le maxi forniture di armi all’Ucraina rilanciano l’economia tedesca

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Dalla redazione di REMOCONTRO –

La Rheinmetall, la maggiore industria tedesca nel campo degli armamenti, prevede di aumentare i propri affari del 40% rispetto al 2023. E l’azienda riassorbe migliaia di licenziati dai settori industriali che proprio gli sviluppi della stessa guerra aveva mandato in crisi. Ma questo, la politica in qualche modo sempre coinvolta, in genere non lo dice. Altro concetto in rude versione popolare, ‘Più armi per tutti e dove non si muore qualcuno ingrassa’.

“In apparenza una buona notizia”

«In apparenza è una buona notizia. Continental, impresa tedesca di componenti per auto, ha trovato un partner in cui ricollocare una parte degli oltre 7mila lavoratori in esubero a causa della crisi del settore». In apparenza una buona notizia, premette Lucia Capuzzi su Avvenire. «Peccato che operai e dirigenti, in particolare addetti all’innovazione, saranno assorbiti da Rheinmetall colosso nazionale della Difesa, in pieno boom a causa del conflitto in Ucraina».

Rheinmetall con un po’ d’Italia

‘Rheinmetall AG’ è la maggiore industria tedesca nel campo degli armamenti, e le sue principali fabbriche sono a Düsseldorf, Kassel e Unterlüß. Del gruppo fa parte anche RWM Italia con due stabilimenti, a Ghedi, Brescia, e a Domusnovas, in Sardegna (diventata nota per le bombe lanciate dei sauditi sullo Yemen). L’azienda tedesca ebbe grande importanza nella seconda guerra mondiale per la Wehrmacht. Memoria storica delicata. Dal 1993 la Mauser è entrata a far parte del gruppo Rheinmetall.

Le banche apprezzano

Bank of America, in un recente rapporto, definisce la compagnia -insieme alla britannica Babcock- la più promettente, con ‘beneficio operativo’ dodici volte più alto della media del settore. E quest’anno, l’azienda prevede di aumentare il giro d’affari del 40 per cento rispetto al 2023 quando il fatturato era stato di 7,2 miliardi. Soldi in parte provenienti dai 100 miliardi deciso dal governo tedesco nel 2022 per rimodernare l’esercito e adeguarlo al «cambiamento d’era», come disse il cancelliere Scholz.

Cambiamento d’era

«Dobbiamo essere preparati per la guerra», non si stanca di ripetere il ministro della Difesa, Boris Pistorius, sperando insista solo per una brutale questione d’affari. Da fatto, per Rheinmetall, si prepara una fase di boom: nel 2023, le richieste hanno toccato il picco di 38,3 miliardi, e per portare avanti l’espansione e rispondere alle richieste, il colosso si è messo alla ricerca di nuovo personale. Un aumento del 10 per cento dei 30mila addetti, il maggior piano di assunzioni dalla fine della Guerra fredda.

In casa del consumatore

L’azienda non si limita a rifornire gli arsenali della Nato: dall’ottobre 2023, ha creato una società a Kiev, insieme alla compagnia statale ucraina, dove ripara i veicoli da combattimento, programmando di avviare la produzione di blindati Fuchs, i mezzi Lynx e i carri armati Panther. Andamento della guerra permettendo. Ma Reinmethal non è un caso isolato. L’invasione russa dell’Ucraina ha provocato una corsa al riarmo globale, dai dati dell’Istituto internazionale di scienze della pace, il Sipri di Stoccolma.

Dati planetari della corsa al riarmo

L’anno scorso, la spesa è volata a quota 2.293 miliardi di euro, il 2,3 per cento del Pil mondiale. Gli Stati Uniti sono da sempre in cima alla classifica. Ma con la rottura del tabù sulle forniture di armi, l’Unione Europea nel suo insieme è in seconda posizione, guidata proprio dalla locomotiva Rheinmetall. I produttori del Vecchio Continente hanno avuto il balzo più repentino: + 75 per cento, rispetto al 25 dei già armatissimi alleati d’Oltreoceano. Secondo Bank of America, si crescerà del 23 per cento anche nel 2025.

La Russia non sta a guardare

La Russia non vuole e non può essere da meno. Il presidente Putin ha appena annunciato un aumento delle forniture d’armi ai soldati al fronte e, dunque, un incremento della produzione e/o acquisti. Sfogliando proprio lo studio dell’istituto di credito Usa, si trovano i nomi dei veri vincitori del conflitto ucraino: «quei ‘signori delle armi’ per cui, lontano dai campi di battaglia, le guerre sono occasioni di business. È la legge della domanda e dell’offerta, si potrebbe dire», la considerazione amara di Lucia Capuzzi.

Se fosse l’offerta a generare la domanda?

“Dubbio chiave, più che fondato sospetto, che molto spesso sia l’offerta a generare la domanda. Sapendo tutti che le guerre, non sono frutto del ‘destino’ ma di precise scelte politiche, sociali ed economiche. E qui la citazione storica dovuta. «Già Dwigh Eisenhower, non proprio una ‘colomba’, alla vigilia della Guerra fredda, avvertiva del pericolo rappresentato dal ‘complesso militare industriale’». Dal mondo bipolare di allora a quello unipolare Usa oggi ma al centro di ostilità che si stanno moltiplicando, il pericolo è ancora più alto.”

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Dalla redazione di

25 Giugno 2024