Siamo ormai alla frutta, per chi ha soldi sufficienti per comprarla

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

La notizia che oggi salta agli occhi, è il massacro, con 20 coltellate, di un ragazzo di 16 anni, a opera di due coetanei. Uno figlio di un carabiniere, l’altro di un’avvocatessa. Due figli della Pescara bene che si occupavano, non di studiare e superarsi, ma di vendere droga e accumulare soldi. E che, dopo l’omicidio e l’occultamento del cadavere, sono andati a passare il giorno in spiaggia. Pare che il motivo di tanta agghiacciante cattiveria, che li ha spinti a infierire con 20 coltellate sul corpo di un gracile ragazzino, fosse un debito di spaccio.
Il ragazzo ucciso è figlio di emigranti, gli assassini sono italianissimi e figli di gente “accomodata”. Gente alla quale mai, sottolineo mai, il pessimo Salvini penserebbe di suonare al citofono. E che l’altrettanto pessimo Vannacci giudicherebbe in linea con normalità ed etnia italiana.
I giornali e i giornalisti, a libro paga della destra, se ne guardano bene dal parlarne.
Però il fatto è grave, estremamente grave e riguarda tutti noi. Perché dovremmo interrogarci sulle attitudini di una parte dei nostri ragazzi. Che conoscono poco, anzi pochissimo, storia, geografia e letteratura, ma sanno perfettamente quali integratori alimentari gonfiano i muscoli, o sanno stabilire se una partita di cocaina sia buona o cattiva. Effetti, questi, di una scuola che non è messa nelle condizioni di formare e alla quale da 30 anni fanno la guerra, e di famiglie assenti. Di trasmissioni televisive diseducative e di disvalori.
Oggi conta più essere belli e muscolosi che intelligenti. La forza fisica è cool, quella intellettuale è nerd. L’impegno nello studio o in altre cose, non viene sopportato e viene emarginato dal “branco”. Se avessimo un governo e un’informazione decenti, su questo si aprirebbe un dibattito e, chi ne ha il potere, prenderebbe decisioni. Qui, invece, si è parlato per mesi dei rave-party.
Siamo ormai alla frutta. Per chi ha soldi sufficienti per comprarla.
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Giancarlo Selmi
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La foto in copertina non ha nessuna attinenza con i “protagonisti” del fatto di cronaca.