Biden fragile contro un evasivo Trump. Dem nel panico e il mondo trema

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

È stato un dibattito per modo di dire, quello tra Joe Biden e Donald Trump. Chi sia lo sfidante, lo dicono già i tribunali. Quindi, si è trattato, di un ‘esame’ in diretta (davanti a 80 milioni di telespettatori) sulle capacità cognitive dell’anziano Presidente. E Biden l’ha perso e adesso, i dubbi sulle sue condizioni di salute in generale (e celebrali, in particolare) si sono moltiplicati. E la minaccia Trump sul futuro del mondo diventa concreta.

Biden onesto ma fragile, Trump bullo bugiardo

I contenuti espressi dal presidente erano sensati e in molti casi onesti. Ma biascicava. Con un viso rigido e con uno sguardo a volte quasi smarrito, qualche frase è arrivata smozzicata. Per non parlare dell’appello finale, dove, logorato dalla stanchezza, il povero Biden, che sembrava stesse per esalare l’ultimo respiro, ha letteralmente farfugliato un messaggio più simile a un testamento che a un programma elettorale. Dall’altro lato, Trump, con un grugno da bullo, ha fatto tutto meno che rispondere alle domande. Anziché affrontare i temi specifici che gli venivano sottoposti, ha costantemente divagato, trasformando il dibattito in un comizio autocelebrativo.

La mala gestione CNN

Il solito Trump prepotente. E, purtroppo, i due moderatori della CNN, gliel’hanno lasciato fare. Così, ha potuto tirare fuori, per tutta la serata, il ‘buco nero’ dell’immigrazione illegale, collegandolo con la criminalità dilagante. È uno dei ‘nervi sensibili’ dell’attuale Amministrazione democratica e, per questo, Trump lo ha richiamato, ‘forzandolo’ in molte risposte, anche quando non c’entrava per niente. Sull’economia, alcune spiegazioni di Biden sono apparse ‘tecnicamente’ convincenti. Il problema è che l’inflazione percepita, quella del carrello della spesa e degli affitti delle case, rimane troppo elevata. E in questo caso, l’approccio populista di chi attacca (Trump), magari colpisce di più, perché promette cambiamenti miracolistici senza dire come. Sull’aborto, Biden avrebbe potuto mettere il suo avversario in maggiore difficoltà di quanto ha fatto.

Politica estera, iniziamo a tremare

E, in politica estera, i due hanno forse dato il peggio delle loro performance, contribuendo a confondere ancor di più i già smarritissimi elettori Usa. Chi ascoltava ha capito solo una cosa: se vince Trump, per Zelensky si mette male, Netanyahu può già mettere lo champagne in ghiaccio e i cinesi non venderanno più manco una padella negli Stati Uniti. Attacchi personali. Micidiale (l’unica impennata) quello di Biden, a proposito della relazione pagata da Trump con una escort, «mentre la moglie era incinta». Appena accennato, invece, il guaio giudiziario di Hunter, il figlio dell’attuale Presidente.

Valutazioni a caldo della stampa Usa

Vediamo, in tempo reale, quello che pensano i principali quotidiani Usa sull’esito del confronto. «Biden si è schiantato nel dibattito contro Trump», sentenzia lapidario il Wall Street Journal. E aggiunge: «Il Presidente è apparso instabile, il tipo di dimostrazione che i democratici temevano, privo di vigore combattività. Trump ha perlopiù mantenuto la calma, qualcosa per cui non è conosciuto». Inoltre, a conferma di ciò che dicevamo prima, il WSJ ribadisce: «Trump ha evitato di dare risposte dirette alle domande poste, mantenendo una relativa disciplina, mentre Biden a volte sembrava perdere il filo del discorso e faceva fatica a dissipare le preoccupazioni sulla sua età». Leggermente più tenero il titolo del Washington Post: «Biden fatica, mentre Trump devia le domande». Inoltre continuano analisi del Post, «il Presidente è uscito dal dibattito rauco e con relativamente poco vigore o inflessione della voce. Inoltre, ha inciampato nelle parole e nelle linee di argomentazione. Il Post dà poi una notizia in anteprima filtrata dall’accampamento democratico: dopo il dibattito c’è molta preoccupazione. «In un modo mai visto prima».

NYT, cambiare cavallo in corsa

Ma chi dà fuoco alle polveri è il New York Times, con una durissima analisi dal titolo che tutto un programma: «I migliori democratici parlano di sostituire Biden nel ticket». Siamo, allora, già alla rivolta? «Il Presidente sperava di creare nuovo slancio – spiega il Times – per la sua candidatura alla rielezione contro Donald Trump. Invece la sua performance ha scatenato un’ondata di panico nel suo partito». Quello di questa notte, ad Atlanta, dunque, è stato un dibattito drammatico, per l’America e per il mondo. Un segnale chiaro, del fatto che la nazione più forte di tutte è in profonda crisi di identità, tanto da essere obbligata a una scelta drammatica:

“rimettere il proprio destino nelle mani di un ottuagenario, considerato ‘troppo vecchio’ per guidare il Paese? O affidarsi al rivale, quasi altrettanto incartapecorito e, quello che è peggio, accompagnato da una ‘dubbia’ (usiamo un eufemismo) reputazione morale e politica?”

La crisi politica americana grava sul mondo

Già il fatto che i due candidati ‘in pectore’ si siano scontrati, faccia a faccia, come in un duello all’ultimo sangue, senza ancora avere un’investitura formale di ‘nomination, suona come una sgradevole forzatura. I partiti che stanno alle loro spalle ne escono triturati e lo scontro si polarizza e si personalizza: Biden contro Trump. Non ci sono solo due visioni sociali, economiche e culturali diverse, da tramutare in progetti politici ‘concreti’, al servizio della nazione.

“No, ci sono anche biografie, stili di vita, piccole e grandi meschinità, fino alle cartelle cliniche o alle fedine penali a condizionare un’elezione da cui (purtroppo) dipende il destino del pianeta. Mai come questa volta, forse, l’elezione di un Presidente degli Stati Uniti cambierà gli scenari della geopolitica internazionale.”

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
28 Giugno 2024