DA REDAZIONE
L’EDITORIALE di Giulio Cavalli dal giornale LA NOTIZIA –
Il governo Meloni ha battuto pure l’esecutivo Draghi per decreti approvati. In attesa della riforma, il premierato è già tra noi.
Negli ultimi due mesi il governo guidato da Giorgia Meloni ha emanato ben dieci nuovi decreti legge. Con gli ultimi provvedimenti l’esecutivo in carica ha superato il governo Draghi diventando il secondo per numero di dl prodotti nelle ultime legislature.
Openpolis osserva come anche nel caso di queste norme, non sempre si è trattato di affrontare situazioni di necessità e urgenza come prevedrebbe il dettato costituzionale. Sempre più spesso i governi nelle ultime legislature hanno fatto affidamento sui decreti legge per dare più rapida attuazione alla propria iniziativa politica, confondendo il comandare con il governare.
Con la presidenza del Consiglio sono passate attraverso decreti legge anche misure riguardanti la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina o l’attuazione del cosiddetto Piano Mattei. Un governo che dispone di un’ampia maggioranza e che non lascia al Parlamento le leggi che ritiene fortemente identitarie è un conclave di ministri – sarebbe meglio dire di leader di partito – che ritiene la Camera e il Senato parcheggi ben pagati di ratificatori normativi.
Nelle ultime settimane il Consiglio dei ministri ha varato provvedimenti d’urgenza norme in materia di politiche di coesione (Dl 60/2024); attività sindacale nelle forze armate e partecipazione a iniziative Nato (Dl 61/2024); interventi a favore di imprese agricole e ittiche (Dl 63/2024); semplificazioni in tema di edilizia e urbanistica (Dl 69/2024, cosiddetto decreto salva casa); interventi in materia di sport, scuola e università (Dl 71/2024); misure per potenziare il servizio sanitario nazionale e ridurre così le liste d’attesa (Dl 73/2024); misure per la realizzazione di grandi eventi, per la ricostruzione post-eventi catastrofici e per l’attività della protezione civile (Dl 76/2024); disposizioni riguardanti le materie prime critiche (Dl 85/2024); misure per fronteggiare la situazione dei Campi Flegrei; interventi riguardanti le infrastrutture, il processo penale e lo sport.
Nessuno di questi decreti è stato ovviamente convertito in Parlamento. Deputati e senatori si ritroveranno quindi ingolfati nelle prossime settimane per convertire in legge la lista dei desideri di Palazzo Chigi. Come nota Openpolis l’eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza comporta una significativa riduzione dello spazio di manovra del Parlamento: costretti a dare priorità all’esame dei DDL di conversione dei decreti, deputati e senatori non avranno molto tempo per dedicarsi ad altre iniziative legislative.
Non solo. La necessità di convertire in legge i decreti entro 60 giorni fa sì che spesso la seconda Camera che si trova a discutere il provvedimento non abbia tempo nemmeno di leggerlo con attenzione. Allo svilimento del Parlamento si aggiunge pure il nodo dei cosiddetti decreti omnibus che affrontano ambiti di intervento non coerenti tradendo i dettati della Costituzione.
Il premierato che ha in mente Giorgia Meloni è già qui, visibile in tutte le sue sfaccettature: discussione parlamentare falciata, Parlamento svilito a pulsantificio industriale, opposizioni relegate a confezionare dichiarazioni per la stampa, opere strategiche decise di fronte a un caminetto, riforme utili come spot promozionali. Le manca solo di blindare Palazzo Chigi e indebolire il Presidente della Repubblica. A quel punto l’urgente diventerà legittimo e ordinario. Voi lo votereste un premierato così?
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