Oltre il mercato delle nomine, alla presidenza Ue 6 mesi di Orban

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Comincia oggi, in un momento di particolare fibrillazione per le istituzioni comunitarie, il semestre di Presidenza UE per l’Ungheria. Il governo di Orban, finora, ha dato filo da torcere alla Commissione di Bruxelles un po’ in tutti i campi. Dai rapporti internazionali ‘delicati’ con la Russia, al tema dei diritti civili, finendo con le ombre sul corretto bilanciamento tra i poteri dello Stato magiaro.

L’Ungheria di Orban alla prova Ue

L’Ungheria che sino a ieri ha complicato la vita amministrativa dell’Unione con le decisioni fondamentali, le direttive più importanti che devono essere prese all’unanimità. Con Budapest si è quasi sempre messa di traverso, costringendo a logoranti trattative che possono durare mesi, se non anni per far passare ogni nuova disposizione. Adesso che Viktor Orban avrà, per un semestre, il bastone del comando del Consiglio dei ministri UE, le cose cambieranno? Nei corridoi di Palazzo Europa i dubbi sono consistenti e, anzi, aumentano mano a mano che l’ondata delle destre populiste sommerge il Vecchio continente. Per non parlare di quello che si sta verificando in America, dove avanza sempre più ingombrante l’ombra di un redivivo Trump.

“MEGA – Make Europe Great. Again”

E dallo slogan suprematista dell’ex Presidente repubblicano Usa, Viktor Orban pare si sia inventato il ‘marchio’ da dare ai sei mesi di presidenza ungherese: «MEGA – Make Europe Great. Again», senza spiegare che tipo di Europa vorrebbe far tornare ‘grande’. Lo rivela il britannico Guardian, che assieme avverte come molti «temono un fiasco, con il governo di Orban a supervisionare l’agenda dell’Unione. Da quando Orban è tornato al potere (nel 2010), ha vinto quattro elezioni consecutive, lo stato delle libertà civili in Ungheria è «fibrillante». Eufemismo da cortesia diplomatica. A questo si aggiunge una politica, sulla crisi ucraina, nettamente diversa da quella del resto del blocco comunitario. Qualcuno si è spinto a dire che si tratta di un atteggiamento chiaramente filo-putiniano. Qualche altro, dando una lettura oltre le apparenze, parla semplicemente di un do ut des».

Al mercato dei fondi Ue

L’Ungheria vorrebbe entrare in possesso dei cospicui fondi stanziati dall’Unione per il suo sviluppo (almeno 20 miliardi di euro). E che restano parzialmente congelati, dopo l’analisi fatta alla democrazia magiara. La risposta di Orban è stata quella di complicare, costantemente, la vita amministrativa dell’Europa. Arrivando persino a bloccare i 6, 6 miliardi di euro del fondo European Peace Facility (EPF), destinati a riarmare l’esercito di Kiev. Una posizione che ha mandato su tutte le furie gli altri alleati, per un semplice motivo: quei soldi, in effetti, servivano principalmente all’Europa per ricostituire le scorte di magazzino (di armi e munizioni) ormai ridotte all’osso. Infatti, pressati dall’esigenza di riarmare al più presto possibile l’esercito di Zelensky, molti Paesi occidentali hanno finito loro per disarmarsi. In modo rischioso. E adesso bisogna spendere, velocemente, per sostituire tutto ciò che è stato dato in fretta e furia all’Ucraina. Orban, poi, si è fatto sentire anche ritardando le procedure per l’ingresso di Kiev nell’Unione.

Orban amico di Putin?

Ma le critiche più importanti che gli sono piovute addosso, arrivano per un presunto ‘gioco di sponda’ offerto a Mosca, nello scavalcare (dove possibile) le sanzioni occidentali. Tanto per spiegare quale sia in effetti l’origine delle prese di posizione di Viktor Orban, sempre il Guardian scrive e rilancia sui fondi Ue sino ad oggi negati: «In privato, diplomatici hanno parlato di tentativo di ricatto, mentre il governo Orban cerca di sbloccare i soldi dell’UE negati a Budapest. Alla vigilia della presidenza, 19 miliardi di euro di diversi fondi UE destinati all’Ungheria congelati dalla Commissione Europea per presunte violazioni della normativa UE sulla parità di diritti (legge anti-LGBTQ+), diritto di asilo, libertà accademica, preoccupazioni sulla corruzione e sull’indipendenza della magistratura».

“Tuttavia, ora vedrete che, con la Presidenza magiara, i soldi promessi da Bruxelles arriveranno più o meno ‘miracolosamente’ a Budapest. Orban sarà più ragionevole e l’Ungheria la finirà finalmente di mettere il veto a tutto quello che si muove.”

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

1 Luglio 2024