Pronto, chi parla?

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Può succedere solo in Italia. Ed è successo.
“Tim” ha ceduto la rete telefonica fissa al fondo Americano “KKR”.
La consegna della rete TIM al fondo “Kohlberg Kravis Roberts”, con sede a New York, rappresenta il più grave atto di cessione della sovranità nella storia di questo martoriato Paese.
“Le infrastrutture telefoniche non sono infrastrutture come tutte le altre, così come le aziende di telefonia non sono aziende come tutte le altre: sono il braccio tecnologico dei servizi segreti”. (Stefania Maurizi)
23 milioni di chilometri di cavi in rame e fibra ottica che collegano il 90% degli utenti telefonici italiani diventeranno a maggioranza americana, con quote di minoranza del governo italiano attraverso Cassa Depositi e Prestiti (CDP), del fondo pensioni canadesi e del fondo sovrano di Abu Dhabi.
Grazie all’operazione, una triangolazione di società, l’ex monopolista pubblico, incasserà una ventina di miliardi.
In soldoni: il governo Meloni ha autorizzato Tim, a svendere la nostra rete di telecomunicazione ai servizi segreti americani.
E chi è il capoccia di “KKR”, un fondo che governa quasi 600 miliardi di dollari attraverso operazioni di private equity, cioè acquisto di partecipazioni in imprese e infrastrutture?
Udite, udite: il presidente è l’ex generale Petraeus, che ha prestato servizio per oltre 37 anni nell’esercito statunitense, concludendo la sua carriera con sei comandi consecutivi come ufficiale generale, cinque dei quali in combattimento, tra cui il comando del Surge in Iraq, il comando del Comando Centrale degli Stati Uniti e il comando delle forze della coalizione in Afghanistan.
Dopo il ritiro dall’esercito ha prestato servizio come direttore della CIA.
Tim è l’unico grande operatore europeo che si priva della rete. Nessun altro colosso europeo, da Telefonica a BT passando per DT e Orange, si era mai privato del suo asset principale.
Il 1 luglio 2024 passerà alla storia come il giorno che ha inaugurato la nuova era di Tim, senza Rete.
Unici.
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Alfredo Facchini