La Procura di Milano chiede il rinvio a giudizio della Ministra Santanchè nel filone dell’inchiesta “Visibilia”

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Per Daniela Santanchè, ministra in carica, è stato richiesto il processo per truffa. L’accusa è di essersi appropriata di 126.000 euro di cassa integrazione COVID, per 13 lavoratori che hanno continuato a lavorare nonostante la percezione dell’aiuto. L’accusa e il processo si aggiungono alle accuse, e al relativo processo, per falso in bilancio. Si parla di bilanci truccati con utili inesistenti. In relazione a una società, Visibilia, da sempre in perdita.
Gli utili dichiarati hanno evitato le necessarie e obbligatorie capitalizzazioni e hanno consentito il pagamento di benefit a dirigenti e proprietari. Artifici contabili che, però, hanno lasciato a bocca asciutta gli azionisti di minoranza. Che, peraltro, hanno denunciato. Falsificare bilanci e distrarre risorse in un’azienda in stato fallimentare, qualora venisse provato, è un reato gravissimo perché colpisce i creditori. Ancora di più quando l’Azienda è quotata.
Santanchè è la stessa che chiamava ladri i percettori del RdC. È proprietaria di vari beni immobili di grande pregio. Uno di essi è una casa al centro di Milano, del valore di oltre 6 milioni di euro. Più una villa in Versilia di valore milionario intestata al figlio. Villa interessata, peraltro, da ristrutturazioni per milioni. Non conosco le dichiarazioni dei redditi della leopardata ministra, ma la domanda sorge spontanea: sono sufficientemente congrue per rendere insospettabili tali e tante acquisizioni? Quanto può ritenersi normale il fatto che, mentre le sue aziende perdevano soldi e fallivano, lei comprasse case, ville, gioielli e costosi abiti brutti?
A quando le dimissioni sig.ra Garnero ex in Santanchè?
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Giancarlo Selmi