Keir Starmer, dalla padella alla brace

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Rishi Sunak non lo rivedremo più. Al suo posto, a varcare la soglia di Downing Street sarà Keir Starmer, il candidato premier dei laburisti, che siederanno nella Camera dei Comuni a maggioranza assoluta e in un numero mai registrato prima: 412. Per i Conservatori, quei 120 scarsi deputati piazzati alla Camera dei Comuni certificano la peggior sconfitta dal 1834, anno della loro fondazione.

Il sensibile peggioramento delle condizioni delle classi meno abbienti ha suggerito a molti elettori inglesi, di fronte alle promesse laburiste, un deciso cambio di rotta. Ma che i Tories, saldamente al potere da 14 anni, fossero ormai allo sbando lo dimostra anche la faccenda delle scommesse: diversi parlamentari, alcuni molto vicini al premier Sunak, avevano piazzato scommesse sulla data da fissare per le elezioni, da sempre prerogativa esclusiva del primo ministro uscente. Così, i Tories lasciano la scena con disonore.

Ma se c’è un punto su cui nessuno, guardando Starmer, spera in soluzioni di continuità con l’ormai ex premier Sunak, è la guerra in Ucraina. «L’invasione selvaggia di Putin dimostra il suo disprezzo per l’Occidente e ci indica quanto siano essenziali una Nato forte e la nostra deterrenza nucleare», aveva detto soltanto pochi giorni fa a Barrow, cittadina della contea del Lancashire, mentre arringava i dirigenti del più grande cantiere navale del Regno Unito, quello da cui salpano i più sofisticati sommergibili nucleari della flotta di Sua Maestà.

Ha detto a tutti di tenersi pronti, perché di sommergibili così ne vuole altri quattro. E in generale vuole innalzare le spese della Difesa dal 2,2 al 2,7 del PIL. Per chi lavora nell’indotto degli armamenti, lavoro assicurato per sé e per un bel po’ di discendenti, perché si tratta di «un impegno generazionale di molti decenni», come ha tenuto a specificare. Il tutto pochi giorni prima delle elezioni, che lo hanno consacrato a premier con un risultato elettorale che non ha precedenti nella storia del Regno Unito, dove è sempre il più falco a vincere.

Certo, Keir Starmer non pare Liz Truss, che nel settembre 2022, poco prima di insediarsi in Downing Street e in pieno conflitto russo-ucraino, aveva pubblicamente annunciato di essere «pronta ad usare l’atomica». Il suo premierato durò soltanto 43 giorni, il tempo di confezionare una figuraccia planetaria: volata a Mosca per intimare il ritiro dell’esercito russo, fu licenziata dal ministro Lavrov in un modo non previsto dal protocollo.

Tuttavia, questo subentro a Downing Street non preannuncia nulla di buono. In Italia c’è chi parla entusiasticamente di «vittoria della sinistra». Ma se guardiamo alle conseguenze che l’ascesa al potere di uno come Starmer potrebbe avere anche su di noi, chi parla di «vittoria» o è clinicamente pazzo o irrimediabilmente stupido. Antonello Tomanelli