Orban da Putin a presentare il piano di pace di Trump?

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Per i vertici UE l’iniziativa di Viktor Orban di recarsi a Mosca a incontrare Vladimir Putin è uno strappo, «una provocazione che mette in imbarazzo l’Unione nel momento in cui l’Ungheria ne ha la presidenza semestrale» la lettura ‘ufficiale’. Dietro le quinte, lettura più complessa, come quella offerta dalla composizione grafica di ‘Politico’ in copertina, o da Analisi Difesa, che raccontano una storia molto più articolata di quanto i vertici Ue uscenti gradiscono sentire, e con cui dovranno convivere -volenti o nolenti- anche gli entranti.

Orban dirompente

Difficile che i propositi del premier ungherese, quali essi siano realmente, possano realizzarsi, ma certo, con pochi giorni di presidenza Ue molto formale, è riuscito a creare panico politico e reazioni isteriche nel mondo solitamente ingessato che ruota attorno all’Unione. Sostanza tra tanta iracondia, ‘non si discute di pace senza l’Ucraina’, dopo aver montato la fallimentare ‘conferenza di pace’ in Svizzera escludendo Mosca. Tra i più aggressivi la gran parte dei politici e dei media italiani ed europei che stanno ancora litigando sulla formazione dei gruppi parlamentari delle destre a Strasburgo.

Solo provocazione politica quella di Orban?

Il fatto certo e conclamato dalla sequela di quasi insulti, è che Orban si è impegnato in una missione diplomatica, di certo non su mandato dell’Unione Europea che al momento riesce solo a fare i conti dolorosi con un conflitto che ci sta devastando economicamente e politicamente, senza una che sia una, iniziativa diplomatica autonoma a far cessare le ostilità che non sia pappagallescamente americana. Ma qualcosa di americano, alternativo certamente, ecco che spunta a sorpresa.

Orban “facilitatore” in conto terzi

La rivelazione è di Gianandrea Gaiani, osservatore attento con ottime fonti a destra. «Sembra evidente che Orban sta promuovendo un piano di pace, o almeno una bozza di negoziato, messo a punto da (o con) Donald Trump che in caso di vittoria alle elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti punta a chiudere la guerra in Ucraina “in 24 ore”, come ha detto in alcune occasioni». Trump storico millantatore, Orban non particolarmente affidabile, ma il ragionamento ci sta tutto. Sempre che Trump diventi nuovamente presidente Usa (e noi di Remocontro facciamo gli scongiuri). Ma non tappandoci gli occhi come troppi a Bruxelles.

Tra Biden e Trump, mettere le mani avanti

Tra i distratti e i molti avvelenati, forse è sfuggitala dichiarazione dell’ungherese Zoltan Kovacs, segretario di Stato per le comunicazioni e le relazioni internazionali: «La pace è il punto numero uno delle nostre priorità. Orban vuole essere un facilitatore». Orban fa il modesto: «Non ho un mandato, sto semplicemente visitando posti dove è in corso una guerra e pongo delle domande. L’Ungheria sa qual è il suo posto e che saranno ‘i grandi Paesi’ a decidere, ma vorrebbe ‘incoraggiare le parti’ a trovare una soluzione». Perfetta smentita a conferma. «Del resto in marzo Orban ha incontrato Trump nella residenza di Mar a Lago, dove non è certo andato a fare le vacanze.

Anche a Kiev per caso?

Perché Orban, certo non amato dal governo ucraino che gli rimprovera di non fornire aiuti militari e di non applicare sanzioni alla Russia, ha deciso la sua prima mossa ufficiale del semestre Ue con una visita proprio nella capitale ucraina? Solo astuta pubblicità? Certo non solo per raccogliere uno scontato no di Zelensky alla sua richiesta di cessate il fuoco subito. «Più probabile che, lontano da microfoni e telecamere, Orban abbia presentato a Zelensky il piano messo a punto da Trump», il sospetto di AD. «Un piano con cui il presidente ucraino dovrà necessariamente fare i conti in caso di vittoria del candidato repubblicano», sostiene senza remore ‘Politico’.

La politica non ideologica sui fatti

Le sempre più gravi difficoltà ucraine sui campi di battaglia, sono fatti da cui non possono  prescindere sia Zelernsky che l’Europa. O almeno dovrebbero. Con l’Europa al cui interno i governi più filo Usa-Nato stanno prendendo dure bastonate elettorali: il Gran Bratagna, in Francia e presto in Germania. E non è un caso che al vertice della Shangai Cooperation Organization ad Astana, Putin abbia detto di «prendere sul serio le assicurazioni di Donald Trump di voler mettere fine al conflitto, pronto a riprendere con la prossima amministrazione Usa il dialogo sulla ‘stabilità strategica’».

“Mosca sembra quindi puntare a negoziare con la prossima presidenza Usa la fine della guerra in Ucraina scommettendo sul successo del candidato del Partito Repubblicano. Orban starebbe quindi preparando il terreno per giungere a un documento già in buona parte condiviso dalle parti quando Trump si insedierà alla Casa Bianca, nel gennaio 2025.”

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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

6 Luglio 2024