Ucraina, segretamente verso il negoziato prima che arrivi Trump

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di EMOCONTRO –

In un’intervista al Philadelphia Inquirer, il presidente ucraino Zelensky aveva citato l’accordo sul grano del 2022 come modello per un possibile negoziato con la Russia. Kiev considererebbe l’idea di trattative solo a condizione di non negoziare direttamente con Mosca ma tramite terzi  (all’epoca del grano furono Turchia e Onu).
Escludere l’accesso alla Nato di Ucraina e Moldavia, e aprire le trattative Kiev-Mosca sull’annessione del Donbass alla Russia invece, secondo un retroscena pubblicato da Politico, la ricetta dell’ex presidente Usa Trump per mettere fine alla guerra in Ucraina se dovesse tornare alla Casa bianca.
Le fonti di Politico sostengono che Trump considererebbe inoltre, come ripete spesso, di lasciare la Nato, e ricattare gli alleati affinché aumentino esponenzialmente gli investimenti nella Difesa.

“Una timida apertura”

Una timida -e costretta apertura di una decina di giorni fa- paralizzata da vincoli contrapposti sempre ‘non trattabili’ dai due contendenti diretti (che non saranno i soli a decidere). Zelensky sulla integrità territoriale Ucraina, senza citazioni esplicite sulla Crimea, e Mosca con la definizione di nuovi confini più legata ad un patto di neutralità verso la Nato che sui territori conquistati, salvo la congiunzione via terra con la Crimea. Zelensky nell’intervista al Philadelphia Inquirer cita l’accordo sul grano del 2022 come modello per un possibile negoziato, e Mosca, che negli ultimi mesi ha citato la «bozza di Istanbul» (primavera 2022). L’accordo sul grano andò in porto, ma la ‘bozza Istanbul’ naufragò per mano occidentale, Londra la più accanita contro la garanzia di neutralità dell’Ucraina (fuori dalla Nato) e al ritiro delle truppe ucraine dalle quattro regioni annesse dai russi.

“La posta in gioco tra Mosca e Kiev è dunque la neutralità o meno dello Stato ucraino. Le questioni territoriali vengono dopo. Gli aiuti americani ora servono a evitare il collasso del paese di cui gli Usa sono procuratori ma non all’inizialmente sperato collasso militare ed economico russo, ha ribadito Limes.”

Ma l’Ucraina può ancora resiste a lungo?

Armi, armi, e armi, missili sempre più potenti e presto aviazione, ma mancano i soldati e le capacità tecnico militari per sfruttare quegli ordigni a pieno, avverte qualcuno. «Esiste il rischio reale che l’Ucraina possa perdere sul campo di battaglia entro la fine 2024. O almeno, mettere il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin nella posizione di dettare i termini di una soluzione politica», aveva avvertito il direttore della Cia William Burns al Congresso degli Stati Uniti. Intento di favorire l’ennesima iniezione di miliardi per Kiev, ma anche esplicito riconoscimento di una debolezza di fondo mai ammessa prima. Peggio la stessa Cia al George W. Bush Presidential Center in Texas: «Ritengo che gli ucraini siano del tutto in grado di resistere per il resto dell’anno». Armiamoli e speriamo che arrivino a Natale, la sintesi di fatto.

Impossibile vincere, non perdere troppo

«La l’esternazione di Burns dice molto di più -avvertono Orietta Moscatelli e Mirko Mussetti-. Egli ha ammesso che l’obiettivo realistico per l’Ucraina non è più quello di riconquistare tutti i territori perduti -Crimea compresa annessa alla Russia nel 2014- ma difendere le restanti regioni libere. L’uomo Cia resta un ex diplomatico che di fatto rivela involontariamente che il fine del supporto materiale americano ora è solo quello di non far vincere troppo platealmente la Russia. Guerra per procura ora a ‘non perdere’. Timore del capo dell’intelligence americana, il congelamento del conflitto armato con la stabilizzazione del fronte. «Soluzione coreana» con una sorta di ‘38esimo parallelo’ permanente nel cuore dell’Europa. Da incubo, altro che ammissione dell’Ucraina nell’Ue.

Lettura geopolitica non schierata

«La pace, intesa come assenza di conflitto armato, potrà arrivare con una decisione sulla collocazione in sicurezza della vasta area tra Polonia e Russia e, in modo più stringente, tra Mar Baltico e Mar Nero», l’analisi di Limes. Qualcosa di più di una pausa imposta dallo sfinimento degli eserciti impegnati nei combattimenti, che sarebbe un semplice prologo verso un futuro nuovo ciclo bellico. Con una differenza chiave tra occidente politicamente travagliato e incerto tra il rischio Trump e un incerto e più frangile Macron: la prospettiva di «guerra lunga» che metterebbe in crisi la stessa tenuta dell’Unione, mentre la Russia le sue ‘guerra lunghe’ ha imparato a soffrirle per poi vincerle.

Ma il problema vero è la Nato

«Serve fissare uno status politico-militare che limiti l’espansione dell’Alleanza Atlantica», ha dichiarato un consigliere governativo russo a Limes. Poco ottimista sui tempi della guerra, data l’apparente assenza di posizioni convergenti sugli ‘assetti securitari’ del futuro. E dal punto di vista ucraino, le garanzie di sicurezza con cui uscire dalla guerra sono ancor più cruciali. A fine marzo 2022, Kiev denunciava dei piani russi per uno «scenario coreano». Una divisione in due dell’Ucraina simile alla partizione della penisola di Corea nel 1953.

I nuovi aiuti militari da Occidente

I nuovi aiuti militari dell’Occidente mirano a impedire una totale sconfitta dell’Ucraina e assieme convincere il Cremlino che conviene trattare, mettendo sul piatto delle concessioni. I 60,8 miliardi di dollari in aiuti militari e finanziari per Kiev sbloccati alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti sono una cifra importante, ma non sufficiente per imprimere una svolta bellica. I nuovi aiuti militari che non sono ‘pronti e subito’, sono anche inferiori a quanto messo a disposizione delle Forze armate ucraine alla vigilia della fallita «controffensiva» della scorsa estate.

“Gran parte dei fondi sarà infatti impiegata per supplire alla carenza di munizioni dei combattenti ucraini al fronte e accelerare la costruzione di nuove linee difensive. E tutto lascia presagire il consolidamento della ‘linea di contatto’. Ed ecco la «soluzione coreana» nel 2025, o comunque sotto la prossima amministrazione presidenziale Usa. Certamente non prima delle problematiche elezioni presidenziali Usa del novembre 2024.”

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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

11 Luglio 2024