Djoko impossibile, cuore grande di Musetti: Nole vola in finale, Lorenzo cede con orgoglio

DI ANDREA RURALI

REDAZIONE

 

WIMBLEDON ‘24-THE END OF SHORT MUSO

Niente muso lungo, e nemmeno corto.
Lorenzo il Magnifico gioca con coraggio ma cede al cospetto di un giocatore fuori dal normale, accanto al quale ogni aggettivo rischierebbe di impallidire.
Musetti esce a testa alta da Wimbledon con la consapevolezza di aver dato tutto, meritando di disputare la semifinale dei Championships e certificando il suo talento.
Ma quando dall’altra parte c’è un fuoriclasse assoluto, considerato ormai una tacca sotto agli altri e snobbato con sufficienza da molti dopo l’infortunio al ginocchio, tutto diventa più complicato.
Poco prima di entrare in campo, lo sguardo di Nole lasciava presagire che non ci sarebbe stata partita, occhi da tigre e concentrazione ferale. E così è stato: Djokovic si accende, si impossessa del gioco e riduce al minimo le possibilità di Musetti.
Tiri precisi a baciare le righe, slice a difendere con sicurezza, dritto e rovescio ad imprimere profondità, lungolinea e diagonali a scandire gli scambi, variazioni chirurgiche al suo repertorio per ricamare un tennis ancor più efficace e tattico, saggezza ed esperienza nel dosaggio dei colpi: il serbo comanda la gara, piazza dentro tutte le risposte sul servizio di Musetti e, punto su punto, costruisce la sua vittoria, annientando psicologicamente l’avversario e chiudendo il discorso in tre set.
Risultato finale: 6-4, 7-6(2), 6-4 in due ore e cinquanta minuti, perfetti o quasi da parte dell’attuale numero 2 del mondo.
Per Musetti – bravo, bravissimo – è una sconfitta che fortifica il percorso di crescita, un punto di partenza per continuare a migliorare e guardare il futuro con fiducia, alzando costantemente il livello in vista dei nuovi impegni e dei prossimi Slam. Il carrarino è commovente, mette in mostra il suo ottimo potenziale, resta aggrappato al match, forza qualche giocata e si prende alcuni rischi, ma non riesce a scomporre l’alchimista dell’altra metà campo, impossibile da scardinare e in risalita dal punto di vista fisico.
Per Djokovic, invece, è la decima finale a Wimbledon, la prima di quest’anno in uno Slam e la 37esima complessiva in carriera. Un campione straordinario, capace di rinsaldare il suo corpo e riabilitare quel mood che lo ha consegnato alla storia del tennis.
Un tennis veloce e dinamico, costruito sulla resistenza e la sensibilità tecnica, calibrato nel linguaggio e efficace su ogni superficie, generalista e concreto, incisivo e decisivo.
Un tennis veicolato da uno stile essenziale e dettagliato, da una mentalità granitica e ultraterrena, fattore che lo ha reso il più vincente di sempre, il Goat della racchetta a livello di record e risultati (ma non dal punto di estetico, dove a primeggiare è l’indiscusso Re Roger Federer).
A un anno di distanza Novak Djokovic si prende la rivincita in finale contro Carlos Alcaraz.
Appuntamento a domenica 14 luglio: il countdown per il titolo è già iniziato.

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Andrea Rurali

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