La società delle apparenze, del neoliberismo e del capitalismo patologico

DI SALVATORE GRANATA

 

Questa foto, mio umilissimo e personale parere (come sempre), segna la fine della Sinistra politica in Italia.
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L’ho rivista ieri alla Festa dell’Unità di Borgo Albergati, a Castelfranco Emilia (MO).
Bellissima festa. Borlenghi “a go-go”, musica e ottima compagnia.
Di solito la porto sempre con me perché dai racconti, dalle letture, dalle esperienze, dagli studi e dagli ideali, appena la riguardo, mi si ripresentano in mente le abissali differenze con l’odierno partito che ne ha, a senso suo, ereditato il testimone dopo vari passaggi e commistioni con la DC negli ultimi decenni.
Anzi, più che a senso suo, “per convenienza consensuale”.
Forse a livello locale rimangono belle realtà genuine. Anzi, solo a quel livello.
Parlo delle persone ovviamente, non dei politici. Parlo degli eredi dei partigiani e delle partigiane.
La DC per più di 40 anni è stata sempre il primo partito alle elezioni, e gente come Prodi, Craxi, Letta, Andreotti, Tabacci, Di Maio, – per dare un’idea del profilo dell’elettorato democristiano – secondo voi sono andati a finire tra gli astensionisti?
Assolutamente no, hanno trasformato un partito della pace, del popolo operaio, delle donne, del ceto medio-basso, dei pensionati, ma anche dei buoni imprenditori, in un partito di sistema e di banchieri.
Un partito schiavo degli americani e dei sionisti.
Tant’è che perfino uno come Fratoianni o uno come Bonelli, oggi può essere considerato uno statista.
Del resto, l’opposizione presenta anche Renzi, Calenda, Boschi e la maggioranza vola con luminari come La Russa, Gasparri, Meloni, Salvini e Tajani.
Chi ha interessi “più grossi”, va sempre a votare chi glieli tutela.
Non si stanca mai di recarsi alle urne.
È il sistema deviato. È la società delle apparenze, del neoliberismo e del capitalismo patologico.
Bah.
Sono nato subito dopo gli anni di Berlinguer.
E con il tempo, ho capito che avrei dovuto vivere in quell’epoca.
Immagino chi li ha vissuti in prima persona portando nel cuore e con coerenza quegli ideali di giustizia sociale.
Peccato.
Quando in una società sedicente democratica manca l’etica dell’onestà, della trasparenza, dove i buoni si confondono con i cattivi, dove il rigore morale, il rispetto dell’altro e la Politica vera sono soltanto dei ricordi nostalgici o dei desideri irrealizzabili, quella società è irrimediabilmente malata e non ha alcuna speranza di vivere.
Ha solo speranza di sopravvivere.
Tra egoismi, prime donne egoriferite, social media pieni di esaltati e filosofi, giornali e TV di regime.
Le “piccole cose”, la normalità, la semplicità, la solidarietà…sono paradossalmente le “grandi cose”.
Lo ha capito la gente comune.
Sempre e solo la gente comune.
I politici, gli aspiranti tali e i malati di protagonismo e potere, non sanno cosa significa realmente la normalità. E da ignoranti, e arroganti, e credendosi superiori in base allo status economico raggiunto per miracolo, per marchette o ereditato, non lo capiranno mai.
Un abbraccio.
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Salvatore Granata