Terrore e certezze

DI ORSO GRIGIO

REDAZIONE

 

Sento parlare di clima di terrore. Ma cos’è che genera questo terrore?
Sì, perché qui non si tratta di un evento atmosferico, di una catastrofe naturale, di un attacco alieno. Se fosse così sarebbe meglio, perfino rassicurante, perché vorrebbe dire che passata la causa e sconfitti gli alieni, questo terrore potrebbe finire e originare un nuovo inizio.
Ma quello che viviamo è colpa solo della stupidità umana e della follia dei criminali ai quali abbiamo consegnato il mondo; il terrore che ci attanaglia e ci impedisce di vivere nasce da miserabili interessi politici, da squallide mire imperialistiche, da guerre scatenate con le scuse più bizzarre solo per il bisogno di alimentare il mercato di morte delle armi.
E sono cause che non finiranno mai, perché la razza umana è sbagliata e può redimersi solo con la sua estinzione. Un nuovo big bang che metta fine a questo delirio.
Io se fossi Dio lo farei.
Ieri c’è stato un altro massacro in Palestina, ancora, e ancora, ma nessuno ne parla e quando lo fanno le chiamano operazioni militari e non stragi sanguinarie di innocenti. Ma forse la scalfittura del lobo dell’orecchio destro di un sociopatico che si appresta a governare il mondo merita più attenzione di quelle vite disperate.
Certo, sono cinico e pure un po’ testa di ca*zo, se volete, ma è quello che penso, e diventa quello che dico.
Non sono un violento, non lo sono mai stato, neanche quando sembrava che fosse una dote essenziale, addirittura richiesta; preferisco prenderle che darle se temo che la mia reazione possa fare troppo male, e non parlo solo di botte.
Però ogni volta mi chiedo quale sia la violenza vera e come si chiamino i soprusi che i poteri forti di questa gigantesca latrina a cielo aperto esercitano nei confronti dei più deboli, perché io li chiamo violenza. Quella vera, subdola, che non lascia scampo, la peggiore, ed è molto più terribile di quella di un pazzoide che spara a cazzo e a cui la civilissima legge americana non consente di girare con una lattina di birra ma con un fucile mitragliatore sì.
“Non c’è popolo più stupido degli americani” (ri-cit.)
Non sto giustificando, sia chiaro, credo siate abbastanza intelligenti da capire quello che dico. Fra le persone comuni ci può stare la presenza di qualche squilibrato e se lasci che vada in giro armato fino ai denti dovresti immaginarlo che potrebbe causare qualcosa di sgradevole, ma che siano gli uomini più potenti del mondo, quelli chiamati a governare questa palla di merda, a uccidere senza pietà e che una buona parte del pianeta civilizzato (si legge Europa) tenda a giustificarli solo per squallido servilismo diretto o di rinterzo, questa sì è violenza.
Premeditata e terribile.
Però state tranquilli perché Trump, lo stesso di Capitol Hill per chi avesse la memoria labile, ha detto che il male non vincerà, che sarebbe come se “Renzie” garantisse di imparare l’inglese.
Personalmente piuttosto che scegliere fra Trump e Biden preferirei consegnarmi lascivamente alle grazie di un keniota superdotato di 28 anni (prendete nota soprattutto dell’uso della locuzione congiuntiva “piuttosto che”, visto che ormai credo di essere l’unico a usarla in modo corretto).
Non voterei Trump e tutto quello che rappresenta, ma non voterei nemmeno Biden o chiunque prenderà il suo posto, perché anche da quelle parti di bello e buono non c’è niente e non c’è nemmeno mai stato, fin dai tempi di Kennedy. A parte Marilyn.
Continuo poi, e anche qui siamo rimasti in pochi, a non capire l’investitura divina nei confronti di quel Paese come esempio di libertà e democrazia che tutto il mondo occidentale sembra tributargli, a cominciare, appunto, dalla servilissima Europa, e a pensare che su quelle terre meravigliose quelli da salvare fossero gli indiani, che per l’appunto i bravi e buoni cowboy hanno massacrato, o privato della loro identità, che è perfino peggio.
Vincerà Trump, anche senza il mio voto, e sarà l’unica certezza di tutto questo marasma, oltre al lobo violato del preziosissimo orecchio.
A pensarci però ce n’è anche un’altra di certezze, che andarsene da questa fogna appare sempre più come una liberazione.
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Orso Grigio