DI MARIO PIAZZA
Al di là delle scelte politiche sui massimi sistemi ispirate dalle diverse concezioni di società, la repressione del dissenso è ciò che più di ogni altra cosa marca il discrimine tra i partiti democratici e quella destra che non potrà mai esserlo.
E’ una necessità imprescindibile quando il consenso viene raggiunto raggirando l’elettorato con una serie di imbrogli psicologici senza fondamento che hanno saputo sfruttare al meglio i disagi sociali della popolazione, quella stessa popolazione che col trascorrere del tempo si accorgerà inevitabilmente di essere stata truffata.
Il dissenso si reprime varando leggi vergognose come quella che vieta di contestare il ponte sullo Stretto, oppure invadendo militarmente l’informazione come è avvenuto in RAI, lo si fa manganellando “legalmente” i ragazzini nelle piazze e carcerando chi li ispira e lo si fa anche lasciando indisturbato lo squadrismo neofascista per colpire fisicamente dove proprio non si potrebbe arrivare in altri modi.
E’ di questo che stiamo parlando. Non di quattro delinquenti in camicia nera che pestano a sangue oggi un giornalista, ieri una coppia gay e l’altro ieri un immigrato, gli stessi che assaltano una sede sindacale o un centro sociale e ogni altro luogo di aggregazione non omologato.
Presto ci scapperà il morto, e questa volta non avrà in mano nessun estintore.