Commander in chief

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

L’espressione è tanto pomposa quanto fasulla come è giusto che sia quando si parla di qualcosa di simbolico, e che negli USA le decisioni importanti non siano affatto nelle mani del Presidente ce lo dice la storia.
Donald Trump e Kamala Harris vanno visti in questa luce, due simboli che provano a darsi un contegno mentre vengono sballottati tra Congresso, Pentagono, Cia, consigli d’amministrazione di banche e multinazionali, lobby di ogni genere e naturalmente i giganti dell’informazione.
A vederli come simboli anche chi è profondamente anti-americano come me non può avere dubbi su chi scegliere.
Da una parte Donald. Un pregiudicato per reati gravi con una sfilza di processi ancora da affrontare, un mentitore compulsivo, un predatore sessuale, un razzista, una personalità disturbata da un super-ego patologico.
Dall’altra Kamala. Una donna votata alla giustizia che ha ben difeso come procuratore capo della California, una “alien” di successo nella quale scorre sangue indiano africano e asiatico, un personaggio che ha vinto ogni sua battaglia politica e professionale rimanendo lontana dal clamore.
Questi 100 giorni di campagna elettorale saranno uno spettacolo da non perdere ma possiamo stare certi che, finito lo show, sulla scena internazionale cambierà ben poco e non certo per merito o colpa di chi vincerà.
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Mario Piazza