DI ENZO PALIOTTI
Se ne parla da giorni, io stesso ho scritto qualcosa rifacendomi alla situazione che si è verificata in Francia dove nel giro di una settimana i tre partiti di opposizione alla destra di Le Pen e RN si sono riuniti ed hanno capovolto l’esito delle elezioni a loro favore.
Adesso sulla scorta di questo gli italiani, si pensa, vogliano fare lo stesso.
L’opposizione riunita, compatta per spodestare la destra che si sta dimostrando estrema con provvedimenti che non lasciano spazio neppure alla discussione in aula ma: DDL, fiducia e via.
Per fare questo però bisogna stare molto attenti ai soliti “opportunisti”, a chi si vorrebbe riciclare per rientrare nel palazzo dal quale è stato escluso. Naturalmente, tutta l’attenzione va sul massimo dei riciclatori: Matteo Renzi. Colui il quale cioè ne ha fatte di tutti i colori pur di restare a galla. Ora che è fuori dai giochi, più pericoloso che mai, apre addirittura al M5S, e ovviamente al PD.
Il bullo di Rignano dimentica però che non è facile azzerare tutte le sue “bravate” per comandare la mazurka, “bravate” che hanno lasciato un segno e delle conseguenze nefaste per il Paese.
A partire da quel 2013 quando, per scalzare Bersani dalla segreteria del PD e dalla possibilità di andare a Palazzo Chigi, complice 101 “traditori” fece fallire il progetto di Prodi al Quirinale.
A Palazzo Chigi, complice Napolitano Bis, ci andò Letta ma, evidentemente quel posto lo voleva lui, Renzi. E ci riuscì nonostante un falso #staiserenoenrico. E vogliamo parlare dei danni che costui ha fatto non appena preso posto a Palazzo Chigi, e contestualmente alla segreteria del PD con Bersani dimissionario, un nemico pericoloso in meno. A questa prima, e decisiva, bravata per la sua affermazione ne sono seguite altre che hanno contribuito a distruggere ogni tutela ai lavoratori (Job’s Act e cancellazione articolo 18).
I tagli alla sanità, di cui Renzi detiene tutt’ora il record, dati certificabili. Il tutto condito da un referendum fallito miseramente e la promessa di sparire dall’universo politico nel caso si fosse verificato appunto, come poi è stato, il fallimento, promessa naturalmente mancata perché è ancora in circolazione e ancora arreca danni.
Da tutto questo si evince qualche dato che non lo rendono affidabile in nessuna azione che preclude ad una coalizione. Una coalizione richiede coerenza;
sapere dove ci si trova politicamente collocato e mantenere quella posizione;
mettere da parte ambizioni personali in nome della riuscita dell’azione;
lealtà con chi ci si allea.
Tutte cose, nel corso del tempo, si sono rivelate ignote al nostro ineffabile politico (per usare un eufemismo, riferito al termine politico) che ha girato mezzo parlamento facendo comunella con chiunque; che ha già tradito compagni di partito ed alleati, e state pur certi che chi lo ha fatto una volta non si tira indietro quando gli ritorna utile rifarlo. Buono ha fatto l’ex premier Conte a mettere subito in chiaro le cose ritenendo inutile una sua partecipazione ad un’eventuale coalizione per mandare a casa il governo attuale. E’ pericolosa l’apertura che la Schlein dichiara possibile ignorando, non volendo o volendolo ignorare, che la disponibilità di Renzi è solo l’ennesimo tentativo (espediente) per mantenersi a galla e riprendere il cammino con il suo solito modo di fare.
Un vecchio detto dice: “chi nasce quadro non può morire tondo” e mai questo detto si alligna come con il personaggio in questione.
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Enzo Paliotti